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Intervista Incantata a Peppo Bianchessi

Peppo Bianchessi è un illustratore che ci piace e con il quale abbiamo la fortuna di scambiare chiacchiere più o meno auliche e letterarie di tanto in tanto nella nostra libreria.
Lo intervistiamo oggi, reduce dal trionfo bolognese. Per chi non lo sapesse, Peppo è tra gli illustratori selezionati nella cinquantesima edizione della Fiera del libro per ragazzi, l' appuntamento annuale che si svolge a Bologna e che rappresenta tutti i sogni (e tutti gli incubi) per chi fa dell'illustrazione la propria professione.
Grazie a Peppo Bianchessi per averci concesso questa intervista, che pubblichiamo orgogliosi:

Ricciolino, Riccioli d'oro, Cappuccetto Rosso, Giacomino.......molti titoli della casa editrice Uovo Nero portano fieri le tue illustrazioni. Come è nata questa bella collaborazione ?

Attraverso un'amicizia pluriennale con due degli editori (e l'ammirazione reciproca dei rispettivi lavori). Io e Enza Crivelli negli anni abbiamo anche collaborato in molte scuole producendo diversi lavori interessanti. Fin da prima che nascesse la Casa Editrice sono stato un forte sostenitore di questa idea: la professionalità e la conoscenza di Enza nel campo dell'autismo, per esempio, sarebbe un peccato relegarle a un ristretto gruppo di persone che seguono magari un corso di formazione. Credo che l'aiuto che -come specialista- si può dare direttamente a pochi possa, oltre ad offrire la possibilità ad alcuni ragazzi un accesso a letture che fino a poco tempo fa erano loro precluse, trovare nei libri la giusta diffusione tra genitori, professionisti e insegnanti. E, ancora: per aprire una casa editrice del genere in questo momento bisogna essere un po' strambi. Appartenendo anche io alla razza stramba, non potevamo non collaborare.

Stai lavorando a qualche progetto in particolare ? Nuovi libri in arrivo ?

Sto lavorando ai progetti che ho presentato a diversi editori durante la Fiera di Bologna e sto preparando una mostra a Lodi il 9 di maggio (con probabilmente un piccolo libro -spero divertente- sulla creatività, sull'arte, l'Ikea e la stupidità -non necessariamente in quest'ordine).

Questo è il tuo anno: vincitore per le copertine Salani, selezionato a Bologna......quanta soddisfazione ?

Tantissima. Spero sia solo l'inizio di una serie positiva ma, dopo la Fiera e l'interesse di alcuni editori, si tratta di concretizzare parecchi progetti e questo richiede pazienza e concentrazione e svariate dita incrociate…

Ti piace disegnare all'aperto, prendi appunti, oppure hai uno studio e una scrivania? E dove trovi l'ispirazione quando non arriva ?

Mi piace disegnare e dipingere ma non sono un pittore en-plein-air. Quando sono in giro le idee le scrivo, piuttosto. A casa lavoro più che altro al computer e, seppure nascosta da tonnellate di disegni, colori e altro penso ci sia pure una scrivania. Mi ricordo che c'era, sì.
Per quanto riguarda l'ispirazione, credo funzioni così: quando le informazioni arrivano al cervello (dagli occhi e da tutti gli altri sensi) dovrebbero seguire un certo percorso. Chi fa un lavoro creativo ha dei punti dove queste informazioni deviano dal loro percorso logico e portano a conclusioni differenti. Per questo spesso gli artisti sembrano un po' disadattati e per la stessa ragione riescono a mostrare spesso cose più interessanti in posti inaspettati: è il concetto di serendipità, quello di trovare tesori dove non ce lo si aspetta.
Edison diceva: "Il genio è per l'1% ispirazione e per il 99% traspirazione" e se dovessi dare degli esercizi per sviluppare quell'1% sarebbero questi:

Non dare niente per scontato.
Impara la differenza tra "Guardare" e "Vedere".
Impara che le storie interessanti si fanno proprio con i "SE", al contrario di quello che dicono. "E se invece…".

Qual è la tua tecnica di illustrazione, e come sei arrivato al tuo stile attuale ?

Penso molto prima e disegno veloce poi, in linea di massima.
Ho sempre vissuto in quel casino che elegantemente alcuni definiscono caos creativo, sono onnivoro, curioso e probabilmente pasticcione. Mi piace sperimentare e mischiare tecniche diverse. Attualmente lavoro unendo disegni a mano libera, pattern e texture che trovo o creo e digitalizzo, poi le mescolo e dipingo al computer. Una volta stampato, se non sono soddisfatto del risultato, intervengo con penne e pennelli veri…
Generalmente non mi piace l'illustrazione generata al computer, io lo uso per "assemblare" e ricercare combinazioni che -se fatte tradizionalmente- richiederebbero un sacco di prove, materiali, carta (e aumenterebbero il casino). Il risultato finale cerco di renderlo il più "caldo" possibile.
Mi è difficile dire come ci sono arrivato: disegnare mi è sempre servito a capire meglio ciò che vedo intorno e il resto è esercizio che si fa per trovare il proprio segno. Il computer, per i motivi che ho spiegato, mi ha aperto diverse possibilità e, quando poi gli editor ti chiedono di cambiare 1000 volte un tuo disegno, per me è utilissimo.

Che tipo di bambini sei stato ? C'è un libro che ha segnato più di altri la tua infanzia ?

Se il plurale di bambini è un refuso, lo trovo interessante: sì, sono stato un po' di bambini diversi. Direi abbastanza pensoso: da bambino ero vecchissimo e saggio. Poi ero anche Lego-immaginifico. E poi -lo sono ancora, nonostante la mole- abbastanza timido.

Mia nonna austriaca era un libro vivente di storie nordiche (che poi erano quelle dei Grimm ma con nomi più esotici) mio nonno scriveva, mio padre aveva riempito la casa di libri di ogni genere e mia madre ci ha cresciuti (me e i miei fratelli) con la collana "tanti bambini" dell'Einaudi (ripubblicata da Corraini), con i libri di Munari e di Rodari ma se devo pensare ad un libro solo, penso ad uno che un collega americano regalò a mio padre: "Mother Goose" di Charles Addams (Si, quello della famiglia Addams). Una raccolta di filastrocche illustrate con disegni bizzarri, inquietanti, grotteschi ed allo stesso tempo lievi e spiritosi. La famiglia Addams è stato il mio primo esempio di come spesso "i mostri non sono necessariamente i cattivi e i buoni non sono necessariamente quelli che chiamiamo normali".

Poi, tanto per contraddirmi faccio due aggiunte: verso i 12 anni ho ricevuto due libri importanti illustrati da Folon (pubblicate come strenne dall'Olivetti): "La Metamorfosi" di Kafka e "Le Cronache Marziane" di Ray Bradbury.

Nello scaffale della tua libreria non può mancare......

Difficile questa, visto che tendo ad essere un accumulatore compulsivo.
A parte i 3 citati prima, ho tanti libri giapponesi, la maggior parte d'arte.
Tanti vocabolari e dizionari di lingue improbabili e enciclopedie strane. Ci sono un sacco di idee dentro...
Tanti libri con raccolte di simboli, pattern e illustrazioni (Tipo Pepin Press, Logos, Taschen).
Libri di pittura e pittori.
Tanti libri per bambini, di quelli che avevo da piccolo e di quelli che compro ora con la scusa del lavoro.
Per quanto riguarda la narrativa, credo di essere affezionato alla fantascienza e a chi immagina altri mondi: Tutto Dick, I racconti di Bradbury e Asimov ma anche "L'enciclopedia dei sogni" di Borges e alcuni libri Calvino.
Poi, in ordine sparso, libri che riguardano i giochi, la comunicazione, il linguaggio e la scienza: Quenau, Perec, Watzklawick, Sacks...

C'è un libro o una storia che sogni di illustrare, e lo farai prima o poi ?

Sai che non ci ho mai pensato seriamente? In questo momento sto lavorando su Kafka. Mi spaventa e mi affascina inabissarmi in un testo che ho amato: ne ho timore e ne ho troppo rispetto per rischiare di rovinarlo con un'illustrazione che ne limiti l'evocatività… devo davvero fare un grande sforzo per cercare di entrare in ciò che l'autore ha voluto dire a parole (e che forse avrebbe voluto dire con le immagini se avesse saputo o voluto disegnare). Poi potrei decidere di fare tutt'altro, volendo far risaltare un aspetto piuttosto che un altro. Credo che le illustrazioni debbano essere amiche del testo, interagire con lui piuttosto che sopraffarlo o esserne sopraffate come semplici didascalie.
Sogno piuttosto di scrivere un bel libro, di raccontare una bella storia: a costo di andare contro la mia attività principale, ho sempre creduto che la scrittura sia spesso più interessante delle immagini: è più evocativa e lascia spazio all'immaginazione del lettore. Poi ci sono illustratori così bravi che riescono a dare un'immagine tanto potente da renderla inscindibile dalla storia.
Sono due linguaggi che devono giocare, danzare insieme. Spero di riuscirci prima o poi.

La bellezza e la poesia possono salvare il mondo ?
Dovrei rispondere semplicemente di sì. Credo che lo abbiano già salvato in parecchie occasioni e continuino a farlo, irresponsabili e solitarie.
Perché allora il mondo continua ad essere brutto e poco poetico?

Nell'ultimo secolo un aumento del "rumore di fondo" ha portato a confondere un po' le cose: Si confonde il valore di mercato di un oggetto con il suo valore artistico.
Si confonde la poesia con i poeti. L'estetica con gli estetisti.
Credo si debba partire dalle basi, dall'istruzione, anche della classe dirigente: bisognerebbe aiutare gli "eletti" ad "elevarsi" portandoli in giro a vedere come certi problemi sono stati risolti in modo "sensibile" ed efficace. Se questi sono cresciuti pensando che il giardino coi nanetti sotto casa fosse il massimo, avremo una città piena di fioriere e nanetti.

Continuo a non capire perchè si debbano circondare i bambini di bellezza e poesia e rinunciarci invece da grandi come se fosse un optional.

Non so se la bellezza e la poesia possano salvare il mondo: credo che però migliorino la vita senza controindicazioni e che aiutino ogni singola persona a dare senso e spessore alla propria esistenza.

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