Il Cittadino, sabato 8 maggio 2010
di Raffaella Bianchi
“Uovonero” è il nome della nuova casa editrice appena “covata” tra Lodi e Crema. Pubblicherà a partire da luglio libri particolari per persone che solitamente proprio con i libri si sentono svantaggiate perché affette da autismo, dislessia, difficoltà cognitive e altro. Mentre i primi due titoli, Riccio Lino e le gommolose e Cappuccetto rosso, sono alle stampe, i fondatori di Uovonero hanno già acquistato i diritti di alcuni libri stranieri che ancora non sono editi in Italia e che utilizzano il metodo dei rinforzi comunicativi.«La sfida dell’editrice è proprio il rivolgersi a chi soffre di disturbi della comunicazione, per aiutarli a superarli» annuncia Sante Banderali, che con l’esperta in comunicazione Lorenza Pozzi e la psicopedagogista Enza Crivelli ha fondato “Uovonero”, appena due mesi fa. «Il progetto editoriale comunque nasce dopo quindici anni di lavoro, in cui abbiamo anche prodotto materiali che abbiamo testato e collaudato, anche grazie all’aiuto di Enza Crivelli». Proprio la dottoressa Crivelli è intervenuta ieri nella sala Carlo Rivolta del Teatro alle Vigne, nella giornata di apertura del festival “I comportamenti umani” per un incontro dal titolo: Comunicare per immagini: la comunicazione nell’autismo.In sala anche una classe del liceo delle scienze sociali dell’istituto Maffeo Vegio. «Le persone che soffrono di autismo hanno grande difficoltà a usufruire del nostro sistema educativo basato prevalentemente sulla parola. Ma comunicare non vuol dire solo parlare» ha cominciato la Crivelli. È necessario tentare vie alternative per chi vive in quella sorta di isolamento che è l’autismo, un disturbo di carattere biologico, genetico, di cui ancora non si conosce la causa scatenante. C’è una tendenza a chiudersi, ritirarsi, a ripetere sempre gli stessi gesti, un disturbo anche nel contatto. Ciò non significa che le persone affette da autismo non siano intelligenti, anzi: «Abbiamo dei gruppi di adolescenti con quoziente intellettivo fuori dalla norma, studenti universitari il cui problema non è quello di dare esami, ma di rapportarsi con compagni e docenti; bambini di dieci anni che risolvono equazioni di secondo grado senza che nessuno gliele abbia mai spiegate. Dobbiamo però lavorare per esempio anche solo con quei ragazzi che devono fare la Prima Comunione: per loro una semplice fila è una cosa difficilissima, così come rispettare il proprio turno. Nei training specifici facciamo anche perciò anche le prove della Prima Comunione, lavoriamo con tutto ciò che c’è intorno a loro, genitori, fratelli, nonni, amici di famiglia, naturalmente con le scuole. È importante che più persone possibili capiscano il perché dei comportamenti autistici, e alzino il livello di tolleranza. La sfida per i ragazzi invece sarà prossimamente quella di portare fuori dal gruppo la competenza che lì hanno appreso e capire qual è il contesto dove poter utilizzare queste competenze». Chissà che anche il contributo di “Uovonero” dia un nuovo impulso a questa sfida.
Raffaella Bianchi