Leggere:Tutti - 23 giugno 2020

Antonella Ossorio, dopo aver insegnato e conosciuto da vicino esigenze e sogni dei bambini, ha deciso di dedicarsi esclusivamente alla scrittura e ha dimostrato, nel corso di questi ultimi 15 anni, una vena poetica molto personale. L’incontro tra la letteratura giovanile e le istanze individuali di uno scrittore non sempre si coniugano con esiti pregevoli invece, nel caso della scrittrice napoletana, ogni sua creazione viene attesa con curiosità e impazienza perché sempre produce risonanze. In questo albo illustrato, sfida le sue capacità narrative e tratta con sensibilità il tema del distacco, impiegando esempi chiari e garbati che non lasciano dubbi riuscendo a placare la curiosità che ogni bambino avverte sul tema della morte.

Domande filosofiche, che denotano un’ampia capacità di astrazione, su questioni che possono mettere in crisi anche un adulto, sono centellinate dal piccolo Luca, di soli 4 anni. Le rivolge al fratello Andrea: “Dove vanno i morti? In cielo? In quale parte? Come mai muoiono anche i giovani?” “E alcune espressioni, che sembrano irriverenti come «morto stecchito», si possono usare anche per le persone?” “Cos’è il cimitero?” Il dialogo tra i due fratelli vede l’urgente esigenza di Luca di capire meglio questo complesso argomento e la caparbia volontà di Andrea di mantenerlo in un limbo d’infantile ignoranza. I due si scontrano, tra sorrisi, lacrime, interrogativi e sospiri, fino a sentirsi più uniti in un momento che li vede vulnerabili a causa della recente scomparsa dell’amato zio Davide. La Ossorio, nella vena degli esimi poeti campani come Di Giacomo, compie un’operazione raffinata investendo di sentimenti autentici il lettore e l’eventuale adulto che l’accompagnerà con la lettura vicaria. Le delicate illustrazioni a matita o pastello del noto illustratore Ferrara, si concentrano sui corpi e spesso sui volti che manifestano l’esplosione dei sentimenti, generando un’intensa empatia.

di Claudia Camicia

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