Strategie per contrastare l'odio - 28 giugno 2020
Una contadina e una gallina vivono felici, facendosi bastare le verdure dell'orto e il ricavato della vendita delle due uova che la gallina ogni giorno depone.
Finché un giorno la gallina depone un uovo nero che nessuno vuole. La gallina consiglia di portarlo allora al re, che non sa che farsene, ma consiglia che la gallina lo covi in seno. Nasce così un gallo rumoroso e che corre "in lungo e in largo per il castello, sporcando dappertutto e facendo chicchirichì."
"Presto di questi chicchirichì non ne potè più nessuno".
Così il re se lo mangiò - ma ancora il rumore si sentiva, e la gallina dovette consigliare come fare a farlo tornare nuovamente tutto intero.
Fin qui la fiaba procede nel solco di tutte le fiabe, tra diffidenza e accettazione del diverso, e sembra non scostarsi molto nemmeno quando una fata spiega che il gallo deve ora diventare un ragazzo.
E così si compie la metamorfosi (la seconda, o la terza, a ben vedere): e il gallo diventa un principe alto e robusto, il futuro erede, che per non essere triste ha bisogno ogni tanto di fare ancora chicchirichì.
E quel chicchirichì lo rende felice, e cantato con orgoglio ora ha tutt'altro segno.
La fiaba, bellissima, è di Luigi Capuana: e a questa si ispira il nome della casa editrice di Crema, che oggi compie dieci anni. Dal 2010 a oggi ha ispirato un'impresa, una visione e un'azione che è quella dello stesso Sante (autore del libro) e delle socie Enza e Lorenza.
Perché "chicchirichì" significa moltissime cose: uovonero è per esempio molto attenta all'inclusione, e a tutto ciò che riguarda l'autismo.
Davanti a qualcosa che ci risulta straniero, a volte non basta il gesto materno della cova, ma serve un accompagnamento più lungo - e l'accettazione al tempo stesso dell'uovo nero e del chicchirichì: dell'origine e della diversità.
di Beniamino Sidoti