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La distanza dei pesci, un viaggio nella profondità del mare

Asterisco duepuntozero - 15 ottobre 2020

Metti un giorno di questo autunno incerto e friabile, sul far della sera, in una libreria di Castrovillari che si chiama “La freccia azzurra” ed è diretta da Alessandra Stabile, anfitrione tanto gentile quanto rigorosa nel fare osservare le norme anti-covid-19 e rendere perfettamente fruibile uno spazio ovviamente denso di libri. Ed ecco prendere forma e voce un incontro con le due valorose autrici dell’albo illustrato “La distanza dei pesci” (collana “I geodi”, Edizioni Uovonero), al centro di una manifestazione letteraria che, nei giorni che precedono e accompagnano la 21ª edizione di Primavera dei teatri, propone una nuova puntata del IV Premio letterario Ronzinante arricchita da una moltitudine di appuntamenti con spettacoli teatrali, mostre, incontri culturali e attività laboratoriali, ideati ed organizzati dall’associazione “Menodiunterzo” (di cui è anima e “corpo” Francesco Gallo, docente di italiano e storia nonché attore e regista di Aprustum) in collaborazione con Compagnia teatrale Chimera, Teatro Khoreia 2000, Case Kodra e varie altre realtà culturali del territorio, senza dimenticare il ruolo dei comuni di Castrovillari e Morano Calabro.

Ve le presento. Sono Chiara Lorenzoni, padovana trapiantata con reciproca soddisfazione a Lecce dove, per una sorta di insolito contrappasso in terra, fa l’avvocato ma scrive per i bambini avventure meravigliose (rammentate l’irresistibile Lupo Astolfo?) in libri pubblicati da varie case editrici italiane, alcuni dei quali tradotti con successo addirittura in Cina e in Russia, e Giulia Conoscenti, disegnatrice e pittrice originaria di Palermo, bolognese d’adozione, artista curiosa e versatile (basta vederne le opere fatte di materiali diversi, con tutti i precisi richiami a tecniche, temi e segni che richiamano a un vasto territorio di conoscenze, da Vincent van Gogh ad Antonio Ligabue, studiato, assimilato e confluito in uno stile personalissimo). Un vero piacere conoscerle di persona. Un’emozione umana ed intellettuale, ma anche una straordinaria occasione per capire come funzionano i meccanismi che mettono in moto la loro creatività portandole a studiare e a confrontarsi per comporre, in uno stesso libro e in un’unica storia, le loro visioni d’autore.
L’essenziale ce lo spiega, sin da subito, Chiara Lorenzoni avvertendoci che le storie che alla fine emergono da questi incontri di amorevoli passioni non sono la somma di due racconti bensì un racconto solo, del tutto nuovo, coerente, condiviso. Il racconto di entrambe. Cosicché scrivere e illustrare a quattro mani, e due cuori, un libro come “La distanza dei pesci” è in fin dei conti un’esperienza di condivisione, il risultato di ripetuti atti con cui ciascuna delle due fa un passo indietro per compierne in realtà tre in avanti. Ogni racconto è, poi, anche la storia di ognuno di noi: misteri e fascinazioni di quell’esperienza insostituibile e sorprendente che, al di là di tutto, è leggere.
Se poi a leggere sono i bambini, il pubblico più esigente, sincero e informato a cui si possa pensare, allora quest’esperienza diventa un’esplosione di colori e di sensazioni, di immagini e di vie da decifrare e da seguire.

In fondo anche di questo parla il libro della Lorenzoni e della Conoscenti lungo un racconto breve e intenso, ricco di rimandi, allusioni e citazioni (di Verne e Collodi, quelle più riconoscibili). “La distanza dei pesci” è, in breve, la storia di due bambini, Marco e Giulio, che salpano sulla barca a vela gialla del nonno alla volta di un destino di “sale, vento e mare”. Marco è un bimbo speciale che mangia solo i cibi “che hanno il colore del sole”, “ama tutti i pesci e suo fratello” e a volte “si sente intrappolato in una rete” senza parole ma con tante piccole conchiglie (gialle, è chiaro) con cui esprimersi. Lui percepisce forme, odori e colori del tutto insoliti. Ma anche Giulio è un bimbo speciale perché istintivamente capisce l’alterità, la rispetta e sa aspettare, sa mantenere la “giusta distanza”. Una storia raccontata con parole, ritmi ed immagini che seducono grandi e piccini. Una storia di accettazione, di comprensione e amore. Di naturalità, senza etichette e pregiudizi. Una grande finestra aperta su tutti i colori del mondo, sulla diversità come ricchezza, sul riconoscimento di una umanità che – diciamola tutta – non innalza muri tra autistici e “normali”, ma che, semplicemente, ascolta e aiuta a tessere fili di seta tra una vita e un’altra.

Ad una sola voce, le due autrici ci hanno spiegato come “non volessero illustrare didascalicamente un mondo per tanti versi ancora quasi del tutto inesplorato” (chiaro, di nuovo, il riferimento all’autismo) ma “contribuire a rimuovere i nostri preconcetti di persone normali”. Un intento che sarebbe molto piaciuto al professor Livio Sossi, nume tutelare della letteratura per l’infanzia in Italia, a cui tutta l’iniziativa è idealmente dedicata.

 

di Antonello Fazio

 

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