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Recensione di Una per i Murphy su Firmino

Firmino - 3 novembre 2020


Penso a mia madre e poi alla signora Murphy. A quanto entrambe sono forti e dolci, entrambe queste cose, aggrovigliate fra loro come i gusti di un gelato soft. Vorrei tanto che di me stessa ce ne fossero due. Una per mia madre. E una per i Murphy.

Carley ha conosciuto troppo presto il dolore e la cattiveria. La vita le ha riservato una madre bizzarra, che, pur amandola, ha scelto di sposare Dennis, un uomo che ben presto si rivelerà un pericolo per entrambe.

Carley sperimenta da subito la violenza ed i soprusi, è arrabbiata, ferita, disgustata. Non sopporta più quell’individuo da cui, quotidianamente, cerca di liberare sé stessa e sua madre.

Finché, un giorno, questo proposito si fa più reale e Carley e sua madre cadono sotto la furia di quell’essere ignobile.

In ospedale Carley ha ricordi confusi, avverte dolore nel corpo e nell’anima, ma la cosa che le fa più male è sapere, o credere di sapere, che sua madre abbia contribuito a quello scempio.
Una volta guarita, la signora MacAvoy (l’assistente sociale) la accompagna da quella che sarà per un certo periodo la sua nuova famiglia, i Murphy.

Da Las Vegas Carley arriva nel Connecticut. L’inizio non sarà semplice, si troverà di fronte tutto ciò che avrebbe sempre voluto e che per questa ragione cercherà di rifiutare con tutte le sue forze.

Troverà una madre amorevole, un padre silenzioso e discreto, ma presente e premuroso, due fratellini chiassosi e dolcissimi, un fratello meno indulgente con lei, ma che presto imparerà a volerle bene.

Carley è una “ragazza in affido”, condizione che accetterà con molta difficoltà, tanto da nasconderlo anche a quella che diventerà, poi, la sua migliore amica. È una condizione che la fa sentire diversa, emarginata, fuori posto ovunque. È una condizione che alimenterà, all’inizio, la frustrazione e la rabbia.

Come sempre, però, l’amore è capace di smuovere le montagne e di abbattere i muri e così, la tenace Julie Murphy ed il piccolo Michael Eric apriranno una breccia nel cuore di una ragazza che, in fondo, non aspettava altro che di essere amata.

Carley imparerà a piangere, a lasciar fluire le emozioni, ad accogliere l’amore, a farsi abbracciare.
Imparerà lei stessa ad amare quella famiglia così diversa dalla sua, che le ha teso la mano nel momento più difficile. Finirà per sentirsi talmente parte di loro da aver paura di doverli abbandonare, da non aver voglia di tornare indietro.

Gli eventi, però, e ancora una volta la sensibilità della signora Murphy le apriranno gli occhi sull’accaduto, che è diverso da quanto lei credesse, e sull’amore incondizionato di sua madre. Una madre complessa, disordinata, forse ancora un po’ bambina, ma una madre disposta a dare la vita per lei, una madre vera!

Carley ritroverà la serenità, rimarrà vivo in lei il desiderio di essere una per sua madre ed una per i Murphy, ma avrà la certezza che nonostante la distanza la ricchezza che si porterà nel cuore non la abbandonerà mai più.

Lynda Mullaly Hunt ha vinto, con questo libro, il Premio Strega sezione ragazze e ragazzi e non avrebbe potuto essere altrimenti.

È un libro dall’intensità struggente, capace di farti commuovere e sentirti parte di un vissuto duro ed ingiusto.
Ma è anche un libro di grande speranza. Un libro che racconta ai ragazzi che non sempre le cose sono facili, che accanto a noi ci sono persone che combattono battaglie interiori anche molto amare. Però l’amore, la capacità di accogliere, la capacità di essere indulgenti e comprensivi ci rendono migliori e possono sconfiggere qualsiasi difficoltà.

È un libro che insegna a sospendere il giudizio. Un libro in cui la figura di Carley è forte e prorompente, ma quella di Julie Murphy, pacata, assennata, rassicurante insegna con discrezione e delicatezza che fare del bene è un dono innanzitutto per sé stessi.

Mai come in questo caso, mi sento di dire che siamo di fronte ad un’opera che va ben oltre lo schema della classificazione adulti/ ragazzi; siamo di fronte a qualcosa da proporre certamente agli adolescenti, ma che gli adulti dovrebbero leggere, per recuperare la capacità di riflettere e soprattutto la volontà di donarsi.

di Nicoletta Princigalli

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