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Recensione di Le percezioni sensoriali su Libriamoci

Le differenze percettive nell’ autismo, rappresentano nella teoria di Olga Bogdashina, il nodo centrale dei disturbi dello spettro autistico. E non sono dettagli o aspetti accessori rispetto alle teorie cognitive, linguistiche o comportamentali. Comprenderle significa analizzare perché questi bambini appaiono “stranieri in ogni cultura”.

Olga Bogdashina è co-fondatrice dell’ International Autism Institute, autrice di almeno 12 libri sulla materia, insegna in Gran Bretagna e in Europa. Non nasconde di essere contemporaneamente ricercatrice e madre di un ragazzo autistico che le ha insegnato molto sugli aspetti percettivi dell’autismo.

Molti dei comportamenti autistici si ritrovano anche in altri disturbi sensoriali, basti pensare alla cecità e alla sordità dove si riscontrano sintomi simili. Nel primo caso potremmo osservare una persona che cerca di orientarsi toccando gli oggetti e annusando i cibi, nel secondo un soggetto che non risponde alle domande ma guarda fuori dalla finestra e pare non accorgersi della presenza altrui come se non intendesse comunicare. Se la nostra osservazione si basasse solo sul comportamento certe bizzarrie verrebbero inquadrate nei disturbi dello spettro autistico; se vicevresa mostrassimo attenzione alla loro percezione dovremmo concludere che essi sono il risultato di una altro deficit, “potremmo adattare l’ambiente circostante ai loro bisogni – scrive Bogdashina – e introdurre strategie appropriate per comunicare”.

L’autrice ritiene che molti dei fallimenti degli interventi terapeutici nell’autismo dipendano dalla mancanza di approfondimento delle esperienze sensoriali e dello stile percettivo nell’ autismo. In questa ottica, Bogdashina passa in esame le varie teorie cognitive dell’ autismo, dalla teoria della mente a quella del deficit delle funzioni esecutive. Il libro è invece incentrato sulla teoria percettiva sensoriale a cui l’autrice da la massima credibilità.

Il testo si snoda analizzando la percezione e i suoi sistemi sensoriali, e studiando le modalità autistiche di percepire il mondo. Le esperienze più comunemente riportate nell’ autismo sono:

Percezione frammentata (percezione a pezzi)

Percezione distorta

Percezione ritardata

iper ed ipo sensibilità

Disturbo da parte di alcuni stimoli (intolleranza sensoriale)

Fascinazione per determinati stimoli (fascinazione sensoriale)

Incoerenza della percezione (fluttuazione tra iper ed ipo sensibilità)

Sovraccarico sensoriale

Arresti di sistema

Agnosia sensoriale (difficoltà di interpretare un senso)

Vengono poi affrontati altri disturbi sensoriali come la sinestesia, la prosopagnosia, la sindrome di Irlen, la disfunzione dell’ integrazione sensoriale e i problemi di coordinazione motoria.

Molto interessante la dissertazione sulla sinestesia, che consiste nell’ associazione tra aspetti percettivi diversi. Ad esempio, un evento induttore (stimolo) come la percezione di un suono provoca un evento concorrente (una specie di sensazione associata) che si traduce nella percezione di un colore. Oppure i giorni della settimana possono essere associati all’intensità di un colore “il martedì ha un colore caldo, e il giovedì è sfocato”. Anche il dolore può essere associato ai colori. Forse questa sinestesia è simile a quella che provano anche i normotipi: “ho sentito un dolore che mi ha fatto vedere le stelle”. Credo che questa caratteristica sia in qualche modo comune ad artisti, poeti e letterati quando nelle loro composizioni associano uno strumento musicare all’immagine di un animale (ad esempio “Pierino e il Lupo” di Sergej Prokopief) o ad emozioni, oppure quando ricorrono a metafore associando un fenomeno naturale a un segmento corporeo (l’aurora dalle rosee dita) o a un sentimento (arcobaleno: come il sereno; la pioggia come tristezza).

La parte finale del libro riguarda i trattamenti alternativi a quelli tradizionali nella maggioranza dei quali, lamenta la dottoressa Bogdashina, “i bisogni sensoriali sono molto spesso ignorati”.

Tra i trattamenti citati dall’ autrice, ai quali attribuisce una specifica attenzione agli aspetti sensoriali, ci sono i trattamenti di integrazione uditiva (Auditory Integration Training), il metodo Irlen che ridurrebbe le distorsioni visuo-percettive con l’uso di filtri e lenti colorate per migliorare le lettura e la percezione visiva ambientale; l’optometria comportamentale; la terapia di integrazione sensoriale; il trattamento dei problemi di coordinazione motoria , l’Holding therapy , la macchina degli abbracci e l’aromoterapia. Di ciascun metodo illustra le indicazioni e i limiti. A giudizio di chi scrive, nella letteratura scientifica internazionale non si trova una concordanza sulla loro efficacia e del resto, più in generale, è controversa la validità di tanti trattamenti ed impostazioni riabilitative per le patologie dei disturbi di sviluppo. Molti sono i disegni esplicativi del testo, le tabelle e le schede per la valutazione dei sistemi percettivi. Infine in appendice viene presentata una checklist per gli ambienti favorevoli all’autismo realizzata da Stephen Simpson, infermiere specializzato e laureato a Birminghan che lavora a Wakefield, occupandosi di disturbi dello spettro e di deficit d’attenzione con iperattività.

Il libro è sicuramente utile agli specialisti, agli educatori agli insegnanti ma anche ai genitori.

L’osservazione attenta del comportamento, delle parole (quando sono presenti) e dello stile percettivo consente di adattare l’ambiente alle peculiarità della persona. Ognuna ha un suo profilo. Una riflessione su questo concetto ci consente di affermare che pur all’interno di stessi criteri diagnostici, della presenza costante di anomalie della percezione e stili comportamentali, la persona è unica. Solo attraverso un processo di conoscenza e, aggiungerei di empatia, sarà possibile entrare dentro ciascuno. Più che mettersi dalla sua parte occorrerà compenetrarlo e immaginare il mondo attraverso il suo stile percettivo.

di Giorgio Pini

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