Milkbook - 2 maggio 2021
Una delle prime cose che ho pensato quando ho sentito parlare de L’uovo di Britta Teckentrup (uovonero, 2020, traduzione dall’inglese di Sante Bandirali), ancora prima di averlo in mano, è che sembrasse un’enciclopedia magica, tra la scienza e l’arte, la lettura perfetta per una giornata uggiosa in cui non hai voglia di uscire.
Adesso che l’ho letto e riletto, lo penso ancora; con la differenza che ho imparato molte cose curiose. Per esempio, che le tartarughe marine per depositare le uova tornano nella stessa spiaggia dove sono nate e le lasciano lì a svilupparsi in un nido nella sabbia, questo lo sapevo già. Ma che fino al 1700 esistevano gli uccelli elefanti, questo no, non lo sapevo. Gli uccelli elefanti – più di tre metri di uccello non volatore – facevano le uova più grandi del mondo: al loro interno ci potrebbero stare circa 160 uova di gallina!
Il più grande uovo di uccello vivente è invece quello dello struzzo, che è quasi rotondo.
Le uova dalle forme più strane appartengono agli insetti: cilindriche, sferiche, coniche, e di molti differenti colori, addirittura trasparenti.
L’uovo, tra scienza, mitologia, magia
Ma L’uovo non parla solo di uova – ooologia si chiama, lo studio delle uova di uccello, e «si occupa principalmente della descrizione dell’aspetto e della classificazione delle uova, che comprende la forma, il peso, la tessitura e il colore». L’uovo parla anche di nidi – caliologia si chiama, lo studio dei nidi d’uccello -, importantissime costruzioni a protezione delle uova. In questa sezione troviamo curiosissime schede – se così vogliamo chiamarle: una pagina dedicata all’illustrazione e una pagina dedicata alla spiegazione – su alcuni nidi di uccello, dal nido su piattaforma della cicogna a quello nel cunicolo del martin pescatore, al sacco dell’ittero di Baltimora.
Le pagine hanno i colori di un antico atlante geografico e la precisione di tavole scientifiche. Hanno, di certo, molto fascino (dello stile di Britta Teckentrup abbiamo già parlato presentando un altro suo albo, Luna). E poi la forma armonica dell’uovo è incantevole e rilassante.
La matita raffinata dell’illustratrice non manca di toccare il lato più magico e mitologico dell’argomento. L’uovo, infatti, è un soggetto molto raffigurato nella storia dell’arte, anche religiosa, essendo simbolo di vita; l’uovo di Pasqua dovrebbe rappresentare il sepolcro di Cristo che rotola rivelandone la resurrezione.
Sulle uova ci sono anche diversi miti e fiabeuna forma antichissima di narrazione che ha origine da racconti orali che nascevano da esperienze popolari e da avvenimenti considerati Leggi, per esempio La gallina dalle uova d’oro e L’uovo d’oro. E non dimentichiamo le uova imperiali, i preziosissimi regali che lo zar di Russia Alessandro III commissionava al gioielliere Fabergé per la moglie in occasione della Pasqua, uova di gioielleria con una sorpresa all’interno; ne esistono ancora 45.
C’è un episodio della serie animata Masha e Orso nel quale Masha, con la sua vocetta piccola e il suo ghigno da dispettosa e generosa baba jaga, dice “Ho trovato un uovo nel bosco” ed è un uovo di pinguino e Orso deve covarlo e non può muoversi dalla poltrona. Ecco, mi piacerebbe molto se il libro che Orso prende dalla sua libreria, per scoprire di chi è l’uovo che Masha ha raccolto nel bosco, fosse proprio L’uovo di Britta Teckentrup.
di Roberta Garavaglia