Avvenire - 5 luglio 2021
A quale futuro vanno incontro i bambini superdotati? In che modo un quoziente intellettivo ai massimi livelli può condizionare la loro crescita? A quali rinunce dovranno sottomettersi? E dunque quanto può diventare insostenibile la vita di un fenomeno? Quella di Will, protagonista adolescente di La fisica degli abbracci - romanzo di grande profondità di Anna Vivarelli per l’editore uovonero (14 euro) - è un vero disastro. A quasi due anni Will, ultimo rampollo di una famiglia facoltosa, leggeva e scriveva in italiano e inglese, a nove è entrato a Cambridge, a undici si è laureato, sicché a dodici già teneva un corso di fisica delle particelle all’università.
Piazzato e dimenticato in un college di prestigio da due genitori scriteriati e anaffettivi, costretto a frequentare e a convivere con ragazzi dal cervello come il suo, sempre spiazzanti, Will è tanto precoce e straordinario nello studio Will quanto solo e infelice, emotivamente e psicologicamente problematico, pieno di fobie. Ossessionato dai contatti fisici, si è ritrovato a vivere come in una bolla invasa da numeri, formule e simboli, senza emozioni, impreparato a ogni aspetto della vita di relazione. Perciò a quattordici o poco più decide di darsi per morto e sparire. Per non togliere ai lettori il piacere di scoprire come evolverà la vita di Will basterà dire che il ragazzo, vagabondo e febbricitante, viene accolto da Dora, una generosa signora rumena, che lavora come badante. Una donna di mezza età, empatica, dotata di quella intelligenza del cuore che molto intuisce, molto comprende e molto dà. E che gli offre una semplice amicizia, di quelle capaci di lenire, se non di vincere, il male di vivere. Dai 14 anni
di Rossana Sisti