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Quei destini incrociati di chi combatte per vivere

Il manifesto - 22 ottobre 2021

Autismo: una parola misteriosa anche per chi la vive e la frequenta da anni»: è con limpida franchezza che Elio – di Elio e le storie tese – presenta un libro illustrato in cui si racconta di un bimbo che riesce a vedere le persone solo attraverso uno specchio. «Eppure – prosegue – l’autismo fa parte della vita di tutti noi (…) un nuovo nato su settanta è autistico». Per questo Lo specchio di Lorenzo di Gabriele Clima con le illustrazioni di Sarah Khoury – edito da Piemme, pp.48, euro 14 – è un volume prezioso (esiste anche un cortometraggio d’animazione): racconta una storia che, come tutte le belle storie, offre strumenti per comprendere. Per Lorenzo se piove la strada diventa un fiume, la scuola un bosco, e nel bosco c’è una volpe bianca che si chiama Sofia. «Ma Sofia non è una volpe come le altre, conosce la gentilezza. Per questo, qualche volta, può entrare nel mondo di Lorenzo».

I protagonisti del libro sono bambini animali: i lupi prendono in giro Lorenzo e non sempre Michele, suo fratello, riesce a difenderlo. Già, perché accanto a ogni bambino – o adulto – autistico ci sono fratelli e sorelle, famiglie intere che creano equilibri fragili messi a rischio dai lupi. Quando il protagonista trova uno specchietto è solo attraverso il riflesso che arriva la realtà: «Lorenzo ha fatto l’occhiolino e la sua immagine ha fatto l’occhiolino». Poi compaiono nello specchio anche Sofia – non più volpe ma bambina – e Michele, mamma e papà: lo specchio magico cambia il mondo. Ma «se lo specchio si rompe non si vede più niente, non c’è più Sofia, non c’è più Michele, non c’è più nemmeno Lorenzo. C’è solo nero, nero e basta». La storia ha un lieto fine da non svelare. Le immagini hanno i colori del tramonto e suscitano il desiderio di immergersi in quel mondo sommerso. Un libro gentile che accarezza l’anima.

È invece un’anima scartavetrata quella di Destinée protagonista di Una piccola cosa senza importanza – cronache lunari di un ragazzo bizzarro di Catherine Fradier (tradotto dal francese da Ilaria Piperno, edito da Uovonero) che narra il riscatto di una bambina soldato quindicenne che è pure madre, perché a queste creature dall’anima scartavetrata succede anche questo. Nonostante ciò, restano legate all’infanzia, madri e amiche di Sacha a cui invece piacciono i nascondigli e che ha la sindrome di Asperger, disturbo dello spettro autistico: «Imparare a vivere insieme ad Asperger non è la cosa più difficile – racconta Sacha – È con gli altri che bisogna imparare a vivere».

Lui va dove lo porta il mestiere della madre, medico in missioni umanitarie. Nella Repubblica Democratica del Congo i bambini soldato sono tanti e vengono chiamati kadogo, una parola swahili che significa «una piccola cosa senza importanza» da cui il titolo del libro. «In alcune zone del mondo – spiega Sacha, voce narrante del romanzo – è meglio essere un cane che un bambino. I cani vengono trattati meglio». Il suo linguaggio è piano e preciso. Lui non è tipo da amare il cibo marrone o le contraddizioni, entrambe le cose lo mandano in confusione e, quando ci si imbatte, prova solo il desiderio di andarsi a rifugiare nella tenda bianca e blu montata nella sua stanza. «È – spiega – un luogo dove battere in ritirata quando la tempesta imperversa nella mia mente».

Rispetto al Lorenzo di Clima e Khoury, Sacha parla, legge e comunica. Destinée invece arriva al Rifugio con «i capelli rasati e metà del cranio ricoperta da un cerotto macchiato di sangue. Alcuni braccialetti sottili con dei pendenti le circondano i polsi (…) Mi tappo il naso, la ragazza non ha un buon odore». I compiti avvicinano però Sacha e Destinée ma non c’è niente di romanzesco nella storia che unirà i due in un viaggio disperato e coraggioso perché «per continuare a vivere, Destinée ha accettato tutto: rubare, saccheggiare, uccidere, lavorare in fondo alla miniera e anche essere la moglie di un ribelle. Da lui ha avuto un bambino. Il marito ribelle ha chiamato il neonato Rambo, ma a Destinèe il nome non piaceva, così ne ha scelto un altro in segreto: Espoir, speranza (…) Che lei tornerà a prenderlo è un segreto. Mi ha fatto giurare di non dirlo a nessuno». Anche Una piccola cosa senza importanza ha un amarissimo lieto fine segnato dallo strazio del riscatto di un’anima scartavetrata.

di Lia Tagliacozzo

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