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Sacha, Destinée e la coperta di Linus

L'Osservatore Romano - 16 novembre 2021

Ci sono molte fragilità insieme nel romanzo di Catherine Fradier.
C’è la disabilità, il bullismo nelle scuole, le violenze fisiche e morali, la fatica di tante donne di conciliare lavoro e vita privata; c’è il dramma dei bambini e delle bambine soldato, c’è l’enorme difficoltà di essere accettati compresi nelle proprie difficili storie. C’è tutto questo in Una piccola cosa senza importanza (Crema, Uovonero 2021, pagine 176, euro 15, traduzione di Ilaria Piperno), e sta proprio qui la forza di questo romanzo per ragazzi. Perché invece di suonare come qualcosa di posticcio, di inverosimile, l’insieme di tutti questi ingredienti sforna una storia importante.
Dopo aver subito un grave atto di bullismo che l’ha quasi ucciso, Sacha Sourieau — protagonista e io narrante viene ritirato dalla scuola. Lasciata così la nativa Parigi, segue sua
madre, medico di un’asso ciazione non governativa, nel suo lavoro in giro per il mondo. Quando lo conosciamo si trova in quella terra difficile e complicata che è la Repubblica Democratica del Congo.
Attraverso la sua stessa voce, entriamo dunque nelle giornate di Sacha, che però non sono le tipiche dell’adolescenza; non è tanto un problema di latitudine o di ambientazione, il punto è che Sacha ha la sindrome di Asperger.
Come già in altri romanzi della casa editrice Uovonero (pensiamo, su tutti, a Il mistero del London Eye), anche questa volta, sebbene costituisca un aspetto importante della vicenda, la disabilità però non è il tema centrale. Essa non viene infatti sbattuta sotto i riflettori, ma si “rivela” con estrema naturalezza pagina dopo pagina.
Impariamo così qualcosa su cosa significhi avere la sindrome di Asperger semplicemente ascoltando la voce di un adolescente che si racconta.
E Sacha racconta come per lui sia vitale e rassicurante la scansione di rituali precisissimi che gli altri faticano a capire.
Sacha (che in Francia è già protagonista della serie Cronache lunari di un ragazzo bizzarro, nato dalla fantasia di Fradier, giallista per la prima volta alle prese con un pubblico adolescente) ama fare ricerche, annotare parole ed espressioni in lingue diverse, scrivere autobiografie e aggiornare il suo Racconto di pi greco, una storia in cui ogni parola contiene, nel medesimo ordine, il numero di lettere corrispondente alle cifre nella serie dei decimali del pi greco. Perché per Sacha ripetere i decimali del pi greco è la coperta di Linus, il talismano, l’antidoto per ritrovare la calma quando il suo mondo ordinato viene messo sotto attacco dagli imprevisti.
È dunque nella Repubblica Democratica del Congo che Sacha conosce Destinée, una quindicenne ospite del campo gestito dall’organizzazione umanitaria Monusco che cura e assiste bambini-soldato che vogliono cercare di riprendere una vita normale; quei bambini definiti kadogo, parola che in swahili significa «piccola cosa senza importanza». Destinée è una di loro («Se la mia vita non è sempre facile — racconta Sacha —, quella di Destinée lo è ancora meno. Diciamo che abbiamo problemi diversi»).
Storie, natura, problemi, tutto sembrerebbe allontanarli, eppure i due adolescenti si riconoscono. A loro modo si capiscono, si sorreggono, condividendo i loro vissuti e i loro sostegni. Se infatti Sacha ha il conforto dei passaggi numerici, Destinée ha quello delle poesie.
La ragazzina recita a memoria le poesie che «stanno nella sua testa (...). La poesia le ha permesso di sopportare le sofferenze quando era prigioniera dei ribelli, quando veniva picchiata, umiliata, insultata, stuprata.
Quando bisognava scendere in fondo alla miniera per fare il carico di minerale. Quando bisognava andare nei villaggi per rubare e uccidere, le sue poesie l’hanno aiutata a non impazzire e a non drogarsi con le altre ragazze». È la forza di trovare il proprio modo per non soccombere, per non diventare una bestia feroce al pari dei propri aguzzini.Che si trovino nella foresta africana o nei bagni delle scuole francesi.
Vittima già prima di nascere della ferocia della guerra (è figlia. di uno stupro bellico, come sua madre prima di lei), cresciuta nella brutalità, Destinée è però riuscita a fuggire dai gruppi armati che la tenevano prigioniera. An-
che se questo ha significato dover abbandonare suo figlio, che ora — costi quel che costi — la ragazzina vuole riavere. Vuole andare a riprendersi, perché quella catena di morte e orrore va spezzata.
Come per Sacha e la sua sindrome, il dramma dei. bambini-soldato viene raccontato. dall’interno, senza giustapposizioni forzate, ma volendo far conoscere e far riflettere i giovani lettori sulle conseguenze di lungo periodo causate dalla guerra.
Mostrando anche i limiti e le falle di un sistema di aiuti internazionali che ha molti limiti e carenze.
Sarà dunque Sacha l’unico al quale Destinée rivelerà il suo piano, nel quale l’adolescente, per. una serie di circostanze accidentali, finirà per essere coinvolto in prima persona. Un’avventura della miglior specie, con suspense,
colpi di scena mozzafiato, cannibali, fughe in motocicletta, lampi di coltelli, raffiche di kalashnikov e doti che a casa suonavano stramberie e qui invece salvano la vita. Quasi a tutti.
«Imparare a vivere insieme ad Asperger — riflette Sacha — non è la cosa più difficile. È con gli altri che bisogna imparare a vivere, e qualche volta gli altri non ci tengono davvero. Come non ci tenevano gli alunni del mio primo anno di scuola media. Mi chiamavano il Mongolo».
Qualche volta non ci tengono, ma qualche volta sì. E su quel sì, superando il dolore, si può costruire molto. Anche un futuro per chi sulla carta parrebbe condannato a non averne.

di Silvia Gusmano

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