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RECENSIONE DI LE ROSE DI SHELL su puntidilettura

Un molo è un ponte deluso, la mamma era solita dire quando spesso ci andavano  a passeggiare, mano nella mano. Cerca di andare in qualche posto ma smette di andarci.

Questa storia è piena di malinconia:  non strepita, non scalcia avvolge tutto  nella nebbia densa, carica di riflessioni in cui perdersi ed arricchirsi.
Shell è così come la malinconia: non strilla, non scappa anche se ne ha tutto il diritto, lei  rimane ad osservare  da una grande altezza le banalità del mondo mentre il mondo le si accanisce contro. 
Siobhan Dowd si legge con sguardo attento, con cuore gocciolante e con un respiro ristoratore perché con le sue parole sa far sbocciare, dentro agli  scenari più bui, il conforto. 

L'autrice divide il libro in tre parti, tre stagioni: Primavera, Autunno, Inverno. Passeremo quasi un anno nella contea di Cork, dentro al piccolo villaggio di Coolbar nell'Irlanda meridionale dove vive  Michelle Talent, Shell, insieme alla sua famiglia: il padre ed i fratelli più piccoli Jimmy e Trix. Dopo la morte della madre è Shell ad occuparsi di loro, il padre, incapace di superare la perdita della moglie, ha abbandonato il lavoro alla fattoria limitrofa per  immergersi nella religione e perdersi nell'alcol.
La spiritualità cristiana è un elemento presente in tutta la narrazione, costantemente presente nella vita del villaggio, nella vita di  Shell e nonostante dopo la morte della madre nella sua mente Gesù era sceso dalla croce e se n'era andato al bar più vicino, l'arrivo del giovane curato, Padre Gabriel Rose, riporta in Shell nuova speranza, nuova gioia perché Gesù Cristo era tornato sulla terra nella forma di Padre Rose. Shell troverà in lui il lato buono, accogliente della chiesa mentre lui dovrà scontrarsi con il lato  bigotto, chiuso, cieco rappresentato da Padre Carroll e dagli abitanti del villaggio abituati a  non interferire perché interferire in certe situazioni può essere peccaminoso.
Un evento drammatico, però, sconvolgerà le fondamenta di questa società e la vita di Shell: verranno trovati due neonati morti nelle vicinanze del villaggio.

Ho vissuto la lettura con un macigno sull'anima, con un riso amaro, la vita della giovane protagonista è carica di delusioni è come quel ponte, piena di malinconia e quando ci troveremo più volte di fronte a quella domanda: Mamma perché sei dovuta morire?  Il macigno peserà ancora di più e lo chiederemo anche noi, con voce strozzata: perché? 
Quella di Shell è una   battaglia impari fin dall'inizio, è chiaro, eppure con tutte le fragilità dei suoi sedici anni, seguendo traiettorie tortuose riesce a mantenere una dignità dando il meglio di ciò che è senza esserne consapevole.
Shell è un'eroina  non epica o  mitica, non ha tutto questo sfarzo, la sua è un'eroicità ordinaria, chi le sta intorno  quasi non se ne accorge, è una dedizione silenziosa quotidiana che brilla nel massimo della fragilità semplicemente essendo se stessa fino alla fine contro ciò che la spinge a sgretolarsi.
I personaggi creati dalla penna di Siobhan Dowd sono  così: magnetici ineffabili  ed indiscutibili. Le storie create da Siobhan Dowd  sono così: fanno soffrire, confortano, fanno crescere insieme ai suoi eroi.

Shell la ricordo così, una pietra preziosa brillante:
Prima dell'arrivo della primavera seminò l'erba nel campo dietro casa e appese un nuovo filo per il bucato, che si ripiegava come un ombrello e girava col vento.

La morte prematura dell'autrice è stata una grande perdita non solo per la letturatura per ragazzi ma anche per il suo impegno nel sociale. 
Amo lo stile di Siobhan Dowd di  lei voglio  leggere tutto, in libreria è già pronto il prossimo volume. 

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