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Recensione di Una piccola cosa senza importanza su Mangialibri

Mangialibri - 4 maggio 2022

Sacha ha 13 anni, 9 mesi e 6 giorni, ama i nascondigli a tal punto che ne porta uno sempre con sé, una tenda bianca e blu marca Quechua, e annota tutto quello che vede e gli capita su un quaderno Moleskine: ne ha riempiti parecchi e un giorno pensa di unire tutte le sue osservazioni in un racconto autobiografico di cui ha già il titolo, ossia “Cronache lunari di un ragazzo bizzarro”. Sacha ha scelto questo titolo perché spesso sembra si allontani con la mente così tanto da raggiungere la Luna: gli capita quando i pensieri gli scatenano nella testa una sorta di tempesta e lui si rifugia nella sua tenda, lontano dal mondo esterno. Sacha è consapevole della sua “diversità” e di apparire un po’ bizzarro, a causa delle sue continue domande e annotazioni: ha, infatti, la sin-drome di Asperger e questo gli impedisce spesso di relazionarsi con gli altri in modo spontaneo. La vita di Sacha è fuori dal comune anche per altri aspetti: la sua mamma è un medico di una ONG chiamata Il Rifugio, che si dedica al recupero di bambini vissuti in contesti di guerra e di violenza. Sacha ha visitato diversi paesi, seguendo sua madre e il suo staff: da 33 giorni si trova nella Repubblica Democratica del Congo, in particolare a Goma nel Nord Kivu, dove operano i Caschi Blu della Monusco, una spedizione delle Nazioni Unite che da anni cerca di risolvere il conflitto tra diversi gruppi armati della regione. Qui ha conosciuto Sunder, uno dei Caschi Blu, originario della regione del Sindhulpalchok, una delle più povere del Nepal, con cui ama chiacchierare in nepalese, dato che Sacha ha una fortissima passione per tutte le lingue straniere. Ed è proprio Sunder un giorno a portare al rifugio Destinée, una ragazza kadogo, dallo swahili “una piccola cosa senza importanza”, il termine con cui nella regione si indicano i bambini-soldato: quelli che sembrano recuperabili vengono condotti dai Caschi Blu nei campi delle diverse ONG. Tra Sacha e Destinée nasce un’amicizia molto speciale, resa possibile dalla grande spontaneità di entrambi: la mancanza di filtri legata alla sindrome di Sacha si incontra infatti con la schiettezza della ragazza, abituata a prove al limite della sopravvivenza. Quasi senza rendersene conto, Sacha viene trascinato da Destinée in un’avventura molto pericolosa, il cui esito incerto è tutto nelle mani del giovane protagonista...

Una piccola cosa senza importanza è il primo romanzo per ragazzi di Catherine Fredier, autrice di “polar” che le hanno fruttato nel 2006 il Gran Premio per la letteratura poliziesca e nel 2008 il Premio SNCF per i thriller francesi. L’originalità di questo breve romanzo è legata alla particolarità dell’amicizia tra i due giovani protagonisti: Sacha e Destinée - così diversi per origine, cultura, esperienze di vita - riescono a entrare profondamente in relazione come se parlassero una lingua solo loro, perché entrambi sono accomunati da un destino che ha segnato fin dalla nascita le loro esistenze e che rende talvolta doloroso il rapporto col mondo. Sacha, a causa della sindrome di Asperger, ha un difficile vissuto scolastico, tanto che la madre ha deciso di ritirarlo dall’istituto che frequentava per portarlo con sé nelle missioni umanitarie in vari paesi del mondo; Destinée è stata rapita dai ribelli, come tanti altri bambini della sua gente, e costretta a diventare una kadogo. Il ritmo della narrazione è particolarmente vivace, grazie alla propensione dell’autrice per il poliziesco: dopo la presentazione accattivante del protagonista, si passa alla descrizione della vita nel campo della ONG nella Repubblica Democratica del Congo, per raccontare poi l’amicizia tra Sacha e Destinée e giungere alla conclusione in un crescendo di eventi e di suspense.

di Valeria Pasquali

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