Ve lo dirò spassionatamente: non potete farvi sfuggire questo romanzo di Anna Vivarelli. La fisica degli abbracci di Anna Vivarelli, appunto, edito da Uovonero è un romanzo bellissimo, che merita di essere gustato. Non c’è lettore che non meriti di farsi leggere da questo libro e non c’è lettore che non meriti di leggere questa storia che innanzitutto definirei sorprendente…
Ma andiamo con ordine.
Questa è la storia di Will, Guglielmo Malvari, un ragazzo intellettualmente superdotato (diciamo pure un genio) che ci fa sentire la sua voce in presa diretta solo nell’incipit (bellissimo) che precede l’inizio della narrazione vera e propria (che poi procede in terza persona); Will a a 14 anni 7 mesi e 7 giorni decide di sparire dal mondo, da una famiglia che non si è mai occupata di lui, dalla responsabilità di avere un cervello come il suo e di trovarsi a 14 anni ad insegnare a persone con almeno il doppio dei suoi anni.
Will scompare con l’ausilio del suo mentore premio nobel in fisica e fondatore di una comunità di “ragazzi come Will”, Will riesce a farsi credere morto dalla famiglia e di lui si perde ogni traccia fino a quando… . Will riappare febbricitante alla fermata di un autobus a Torino dove Dora, una badante rumena, lo raccoglie, letteralmente, se lo porta a casa, supera ogni diffidenza e apre inconsapevolmente la porta alla sua nuova vita. Will e Dora vivranno insieme, Will darà tanto a Dora almeno quanto Dora darà a lui senza che mai tra loro ci sia una reale comprensione. Come potrebbe, in effetti, Will capire una donna che parla in continuazione, racconta di se stessa e cerca relazioni umane calde; e come potrebbe dal canto suo Dora comprendere qualcuno che non parla se non di cose matematiche ed oggettive, non guarda negli occhi, non accetta alcun contatto fisico e colleziona tic nevrotici?
Non c’è nulla che apparentemente possa spiegare cosa stia dietro la relazione, a suo modo affettiva, che si instaura tra Will e Dora e tutto ciò che ne deriverà… ma della trama non voglio dirvi proprio niente perché l’elemento forse più forte di questo romanzo, elemento a dire la verità anche piuttosto raro da trovare e che vale la pena riconoscere e sottolineare quando accade, è l’originalità della storia. L’originalità di questi personaggi e del loro accostamento improbabile.
Dora è semplicemente meravigliosa, perfetta nel suo essere, ed anche perfetta nel suo rappresentare in qualche modo una tipologia di persone di cui spesso tendiamo a dimenticarci: quelle che si prendono cura dei nostri cari nei momenti più difficili, nell’anzianità, nella malattia e nel fine vita.
Will dal canto suo è inafferrabile, incomprensibile ed apparentemente incapace di avere spinte affettive ed a suo modo assolutamente perfetto.
L’insieme di questi due protagonisti improbabili, il lavoro di scrittura delicatissimo e attento, in una parola la delicatezza di questa narrazione vi regaleranno dei momenti belli e forse uscirete dalla lettura di questi romanzo rafforzati e rincuorati. Ciò che non pensereste mai possa accadere accade, due umanità quantomai lontane si incontrano tanto da cambiare il corso delle loro vite, quella che avviene è una reazione che forse non è ammissibile e giustificabile in fisica o chimica, eppure… accade, perché questa è la fisica degli abbracci che non ammette regole rigide ma richiede il metodo empirico per sperimentare ciò che non si potrebbe scoprire altrimenti.
La fisica degli abbracci è uno dei romanzi più belli che abbia letto quest’anno e davvero mi auguro che incontri e abbracci tantissimi lettori e lettrici delle secondarie!
di Roberta Favia