illibraio.it - 12 maggio 2021
“La tua paura non mi aiuta. Mi fa sentire fragile”.
Nel settimo episodio della prima stagione di Sex Education, Eric sta per entrare al ballo della scuola. È radioso, con il suo turbante verde e l’abito variopinto, sfacciato e regale insieme. L’ha accompagnato il padre, un uomo mite che ha passato la vita a cercare di integrarsi, di non farsi notare. E che adesso è terrorizzato e ammirato insieme da quel figlio deciso a essere se stesso.
“Ma perché devi essere così esagerato?” gli chiede, nel sincero tentativo di capirlo. “Perché sono così” risponde Eric.
Che ci piaccia o no, in questo dialogo c’è molto di quello che dovremmo sapere sulle nostre paure e incomprensioni, su tutti i modi in cui ci illudiamo di proteggere i ragazzi e invece finiamo per renderli sempre più fragili e sperduti.
Le nostre opinioni sui loro amori non rendono nessuno più forte, di certo non loro, e sono una zavorra di cui faremmo bene a liberarci anche noi.
Del resto, le serie televisive non lasciano molti dubbi al riguardo. Da Élite a Euphoria, da Sex Education alla svedese Young Royals fino al più recente successo di Heartstopper, per citarne solo alcune, sul piccolo schermo gli amori sono amori e basta.
Pregiudizi e omofobia scivolano a poco a poco sullo sfondo e smettono perfino di essere interessanti. Lo stesso coming out diventa meno importante rispetto al percorso interiore del protagonista, alla ricerca di quel punto di equilibrio apparentemente impossibile fra tante immagini diverse di sé.
Siamo noi cinquantenni ad avere bisogno di identità rigide e facilmente identificabili, di punti fermi di riferimento. La generazione Z scorre fluida fra distinzioni che non le appartengono più, quasi senza vederle. L’identità per loro assomiglia di più all’istante in cui l’individuo incrocia il flusso e vi si inserisce per poi uscirne di nuovo, come nei reels di Instagram o nei trend di TikTok, che alle definizioni a cui ci aggrappiamo noi. Noi ci mettiamo in vetrina, loro aspettano l’onda e ci si buttano.
Le serie possono stupire e spiazzare. La letteratura italiana per ragazzi, invece, soprattutto quella sugli scaffali 11+, si muove talvolta un po’ più esitante sul confine fra didattica e intrattenimento. Ma i temi LGBTQ+ ormai sono presenti anche lì, in storie sempre più inclusive e simili al pubblico a cui si rivolgono.
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Per i lettori un po’ più giovani, dell’età delle medie, nel 2020 Uovonero ha pubblicato Con le ali sbagliate, di Gabriele Clima, che racconta con delicatezza, ma senza sconti, l’omosessualità di Nino, che i genitori cercano a tutti i costi di “raddrizzare” inviandolo in una comunità religiosa.
di Roberta Marasco
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