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Salviamo le bugie dei bambini

Robinson - 26 giugno 2022

Nei libri per ragazzi dell'Ottocento i bambini erano dei monelli, dei piccoli selvaggi da addomesticare e il loro più grave peccato era dire bugie. Bambini bugiardi, da raddrizzare con il bastone, da impiccare alla quercia grande per la loro pretesa di ampliare gli orizzonti, di ritagliarsi spazi di fantasia e di libertà sottratti al controllo degli adulti.


Ma se oltreoceano Twain si limitava a raccontare l'oppressione di quei tempi stando dalla parte dei suoi giovani protagonisti, nel nostro Pinocchio il giudizio è inappellabile. La bugia è il peggiore dei vizi e basta che lui ne dica una perché il naso gli si allunghi spinto avanti da una forza misteriosa che tutto vede e non dà scampo: il mondo è un Panopticon nel quale è impossibile nascondersi.

In Italia bisognerà attendere il Gian Burrasca di Vamba per uscire da questa logica e la fine degli anni Sessanta per trovarselo in televisione interpretato da Rita Pavone, una femmina! Accanto a lei in TV una bambina portata dalla Svezia nel 1958 da una giovanissima Donatella Ziliotto, on the road, in autostop. Sono gli anni della contestazione e si può finalmente ridere e gioire delle bugie, forse sì, forse no, di Pippi Calzelunghe, capace di alzare i poliziotti e di farli scappare. Una ragazzina così forte e indipendente? Un'altra femmina!? Già, anche questo è qualcosa che a leggerlo non ci si crede.


I bambini, si sa, tanto più sono piccoli, tanto meno sopportano le bugie. Sono impegnati a ordinare la realtà, a dare il nome alle cose, a capire ciò che è possibile e ciò che non lo è. Basta che leggendo loro un libro si cambi una frase per essere redarguiti aspramente. La storia è quella e guai a chi la tocca!


Lo zio mostra il proprio pollice fra le dita del pugno al nipote e gli dice: "Ti ho preso il naso!"
Sono sempre gli zii i peggiori, specialisti in certi giochetti!
Il bambino si tocca il naso. Urla di no! Si arrabbia. Tutto può essere spaventosamente possibile quando si è piccoli.
Ma farsi prendere il naso è anche tanto divertente.
"Zio! Mi riprendi il naso!"
Giocare con il vero e il falso, con il ribaltamento di senso, con la dissonanza dei significati e dei significanti ha una grande capacità educativa perché allarga l'universo del bambino e lo rende in grado di cogliere le sfumature della comunicazione.
La mamma ride e ci fa il solletico mentre ci dice che siamo "birbi e brutti" con tono amoroso. Ed ecco che quelle parole di offesa e rimprovero diventano il più dolce dei complimenti.


Nei miei libri e nei miei laboratori espressivi e narrativi, ogni volta mi rendo conto della potenza educativa della bugia. Mostro l'illustrazione di un orso dicendo che è un coniglio, i più piccoli si arrabbiano, urlano di No! È un orso! Rimettono subito a posto il mondo, certi d'aver ragione. I più grandicelli ridacchiano, scuotono la testa. Quando tocca a loro creare dei disegni bugiardi però tutti si entusiasmano e si divertono. Disegnare un elefante e dire che è una formica li elettrizza. Ne nascono storie incredibili e universi in cui loro sono gli unici legislatori sottratti ad ogni controllo.


Non c'è dubbio che oggi noi adulti, più Pinocchi che Pippi, si pensi più alla bugia in termini di manipolazione e di truffa che alla torta in cielo di Rodari, vale a dire alla bugia come liberazione e affermazione di autonomia creativa. Il fatto è che noi abbiamo paura delle bugie e aneliamo a una presunta verità dei fatti. Ma di rimettere il mondo a posto proprio non ci riesce. Costretti a navigare fra fake news e guerre dell'informazione, fra schieramenti pro e contro che raccontano verità spesso inconciliabili dovremmo chiederci che spazio è rimasto per le bugie dell'infanzia? I nostri bambini possono mentire? Posso dire sono stato lì invece che là, ho fatto questo invece che quello? Quali ambiti di libertà posseggono i nostri figli iperprotetti, superimpegnati, costantemente monitorati da app e registri elettronici, per sfuggire a noi adulti e crearsi il loro mondo?


La bugia nell'infanzia è spesso un atto di autonomia e libertà, una riaffermazione dell'Io. Si mente per vari motivi, ma soprattutto per sperimentare la propria indipendenza e sottrarsi al controllo e al giudizio. Credo che ridare ai nostri bambini occasioni di mentire, di annoiarsi, di essere liberi, di esplorare, di mantenere segreti, sia estremamente educativo, anche per noi adulti, dal momento che ci è sempre più difficile. Forse crescere significa proprio questo, dire: questa cosa l'ho fatta io, l'ho decisa io e per me va bene così, anche se non la dirò a nessuno.

L'autore e il libro. Fabrizio Silei, classe 1967, scrittore, illustratore, artista, ha vinto il premio Andersen nel 2014. Il suo nuovo libro si intitola Il libro bugiardo (uovonero, pagg. 48, euro 16, Età: 5+)

di Fabrizio Silei

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