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Recensione di Il mistero del London Eye su Milano Nera

Milano Nera - 2 settembre 2022

Parafrasando Hemingway (ma lui si riferiva all’Africa e a Simenon), quando fuori piove la miglior cosa da fare è leggere Il mistero del London Eye. Un vero giallo, che dovrebbero leggere anche gli adulti, pure i giallisti che scrivono per gli adulti. “Un piccolo capolavoro”, scrive Simonetta Agnello Hornby nella breve prefazione. Un vero gioiellino per storia, trama, caratterizzazione dei personaggi, ambientazione e scrittura. Vincitore del Premio Andersen 2012 e giunto alla 25ª edizione.

Famiglia della piccola borghesia londinese, padre esperto di demolizione di edifici (attenzione!), madre infermiera, due figli, Kat 13 anni in via di esplosione, che spesso strapazza ma difenderebbe con le unghie e i denti il fratello dodicenne Ted, che ha una sindrome per cui non ama i contatti fisici, il suo (strano) cervello ha un sistema operativo diverso, come se avesse dentro un computer, non sa dire bugie, non capisce le metafore e le prende alla lettera (ad es: “il tempo passa”, “no mamma, non va da nessuna parte”, bisogna spiegargli il significato), ma sa tutto di meteorologia e conosce l’effetto Coriolis (vedi su Wikipedia, però lui lo spiega meglio).

I ragazzi accompagnano il cugino Salim, anche lui “diverso”, mezzosangue indo-irlandese, in partenza per New York, per un giro sul London Eye, l’altissima ruota panoramica che dal basso sembra una ruota di bicicletta appesa al cielo (importante!). Salim entra nella capsula e i cugini aspettano giù, ma dopo un’ora escono tutti tranne lui. Cos’è successo? Ted è bravo a pensare, Kat a fare: cervello più intraprendenza. Ted elabora nove teorie e, come ha detto Sherlock Holmes, eliminate tutte le alternative, quella che resta, anche se improbabile, è quella giusta. Ted vede le cose da un punto di vista diverso, le sue intuizioni e deduzioni sono sempre un passo avanti alle ricerche della polizia. Capisce come Salim è scomparso, ma non sa dov’è. Ted formula altre due teorie… ma qualcosa deve essere andato storto, c’è stata una deviazione dallo schema (effetto Coriolis). Il finale ha una tensione che rasenta l’angoscia, finché Kat, che ha sempre agito con determinazione e coraggio, potrà dire: “Il mio bizzarro fratello è un genio”. Il più bel giallo per ragazzi (e non solo) degli ultimi vent’anni. Imperdibile. Indimenticabile. L’audiolibro Emons è letto da Pietro Sermonti.
Da 12 anni

di Fernando Rotondo                 

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