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Recensione di L'aquilone di Noah su Libri & Cultura

Libri & cultura - 19 settembre 2022
 
Cracovia, la vita della famiglia Baumann inizia a percepire le prime conseguenze del risentimento covato dai tedeschi subito dopo la prima guerra mondiale, che videro assegnare alcuni dei propri territori ai nuovi stati di Cecoslovacchia e Polonia. Questo risentimento viene sfruttato dai nazisti per facilitare la loro ascesa al potere, sfociando nell'ideologia razziale che si diffuse ampiamente durante l'occupazione tedesca nella seconda guerra mondiale. Nel 1939, Noah era solo un bambino, per di più un bambino speciale perennemente rintanato nel suo mondo, in cui persino i suoi occhi fungevano da barriera tra sé stesso e il mondo esterno, quel mondo malvagio che da quel momento in poi gli avrebbe strappato via ogni affetto, primo tra tutti il suo amatissimo aquilone. 
 
Per i genitori Leopold e Dora, Noah era solo un peso, un bambino che fuggiva alla loro comprensione, di conseguenza essi fuggivano dai doveri genitoriali, lasciando la gestione a Joel, il fratello maggiore, che si occupava con amore del fratellino speciale, assecondando la passione viscerale per il suo aquilone. Ma durante l'occupazione nazista, la vita delle famiglie ebree divenne sempre più aspra e la famiglia Baumann, non venne affatto risparmiata dalla serie di discriminazioni che furono attuate a Cracovia, fino all'inevitabile deportazione nel ghetto, dove più famiglie dovevano condividere lo stesso appartamento. Proprio all'interno del ghetto, Noah e Joel, conoscono per la prima volta il calore di una famiglia, ricevendo l'affetto e l'amore che fino a quel momento gli erano stati negati. I signori Hiller accolsero i due fratelli con amore, mentre la madre e la sorella Hannah conducevano una vita isolata, intente ad occuparsi solo della loro sopravvivenza. Gli anni passavano e con essi le limitazioni riservate agli ebrei, ma le persecuzioni nulla poterono contro i sentimenti che sbocciarono tra Joel e Sarah, la figlia degli Hiller, un amore tenero e allo stesso tempo forte, in grado di superare la morte e l'orrore che culminarono con le deportazioni nei campi di sterminio. 
 
Un linguaggio semplice e fluente accompagna la narrazione in terza persona della storia dell'occupazione della Polonia ad opera delle truppe naziste. Dall'espulsione degli ebrei da Cracovia, la successiva suddivisione tra i lavoratori considerati abili e coloro che erano destinati ai campi di sterminio, fino alla nascita del ghetto ebraico che fu sgomberato definitivamente nel 1943. L'amore fraterno che supera la paura, la fame costante e gli orrori a cui i deportati sono costretti ad assistere e vivere in prima persona, sono i protagonisti di questa storia, dove la differenza, in mezzo a tutto il male, può farla soltanto l'amore che spinge a donare una vita per la vita. È apprezzabile la scelta dell'autore di parlarci di orrore ed ingiustizia attraverso l'innocenza di Noah che, nonostante le innate barriere che lo proteggono dalla realtà esterna, in qualche modo viene scalfito, prima dall'affetto sincero e leale del fratello e della famiglia Hiller, in seguito dalle inevitabili conseguenze dovute alle discriminazioni naziste. Il suo amato aquilone volteggia nel cielo di Cracovia, così come nelle pagine del libro, quale simbolo di libertà, divenendo per tanto l'artefice del loro destino.
 
L'AUTORE

Rafael Salmerón è nato a Madrid nel 1972. Ha studiato illustrazione e dal 1994 è autore di libri per bambini e ragazzi. Ha pubblicato più di venticinque titoli e con la serie del riccio Beltrán, creato insieme alla madre Concha López Narváez, ha iniziato la sua attività di scrittore. Di Rafael Salmerón uovonero ha tradotto dallo spagnolo e pubblicato L'aquilone di Noah.

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