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cartadocente

Oggi in cartella "Nessuno sa"

Teste Fiorite - 2 febbraio 2023

Un libro fresco di stampa, uscito lo scorso dicembre in libreria.
Fin da subito mi ha colpito l’illustrazione in copertina e il titolo posto al centro, come fosse il nocciolo della questione.
Copertina cartonata, fronte con sfondo bianco e affaccio di vari animali, retro verde salvia con foglie fitte opache, tono su tono.

Casa editrice Uovonero

Ho deciso di regalarmi questo libro a Natale quando sono andata in Libreria-Bistrot Sullaluna di Venezia a prendere i regali per i miei amici.
Se prima o poi riuscirò a realizzare il mio sogno di pubblicare un “mio” albo illustrato, mi piacerebbe fosse edito da Uovonero. I contenuti che propone e la modalità sono sempre affini al mio pensiero.

Il libro

Questo testo, di medie dimensioni, ha una particolarità: anziché leggersi “in verticale” come quasi sempre avviene, ossia aprendolo e sfogliandolo da destra verso sinistra e trovando il testo da leggere dall’alto verso il basso, si sviluppa in orizzontale. Si apre dal basso verso l’alto e si legge poi il testo scritto in un’unica riga da sinistra verso destra.

Mi era già capitato, qualche anno fa, di leggere ai miei alunni un libro della stessa autrice con queste caratteristiche: “Il sogno delle stagioni”. All’epoca insegnavo scienze e matematica, in un’altra scuola.
Nessuno sa” mi è piaciuto per la grafica, la scelta dei colori e il loro accostamento, i testi brevi, puliti, efficaci, in generale per il senso estetico e la capacità di innescare pensieri e connessioni.

Un libro per ogni età

Malgrado possa sembrare un libro più “da piccoli” ho ugualmente deciso di proporlo ai miei alunni di classe quinta, scuola primaria, e ora vi spiegherò il perché.
Innanzitutto un buon albo viene apprezzato indipendentemente dall’età. In base all’età, i bambini possono cogliere alcuni aspetti piuttosto che altri. In ogni testo ci sono vari livelli di lettura.
In secondo luogo un albo apparentemente semplice e “da piccoli” può fungere da spunto, incipit, ispirazione per un’attività di scrittura.

Che tipo di scrittura? Un tema?

I bambini d’oggi sanno scrivere?

In linea di massima, insegnando italiano, in classe cerco di applicare il metodo del WRW (writing and reading workshop), ma talvolta mi trovo a fare i conti con la realtà e a chiedermi: “Sarà sufficiente?”.
I miei alunni, pur essendo in quinta, compiono ancora molti errori di ortografia. La morfosintassi nei testi risulta ancora poco fluida pur avendo sempre letto molto (ad alta voce, a bassa voce…) e avendo scritto sistematicamente. Forse non abbastanza. Il tempo è il mio acerrimo dichiarato nemico.

Quindi mi chiedo…

…rispettando i tempi di tutti e di ciascuno, quando il prossimo anno i miei alunni si troveranno a svolgere il classico tema d’italiano entro le due ore scarse, che succederà?

Mi piacerebbe che uscissero dalla scuola primaria non sapendo fare tutto ma avendo gli strumenti per riuscire a farlo.
L’ approccio olistico utilizzato sinora può giovare allo sviluppo armonioso della personalità, ma risulta a tratti forse poco efficace ai fini del successo formativo, all’interno dell’istituzione scolastica attuale.

Tema corrisponde a foglio bianco.

Foglio bianco corrisponde a panico.

Magari non per tutti, ma per più di qualcuno è sicuramente così.
Ecco perché a volte propongo il duro confronto con la realtà, da non confondere con il “compito di realtà” suggerito dalle indicazioni nazionali.

“Chiara, cosa facciamo oggi? Non è un “grammardì” vero?!?”
Li rassicuro… è giovedì e non “grammardì”.
I bambini d’oggi pur avendo un programma di massima, hanno un costante bisogno di essere rassicurati sul “cosa si farà”, nell’immediato e a seguire.

Il “grammardì”

Il “grammardì” in origine era un semplice mercoledì che per necessità è diventato il giorno interamente dedicato alla grammatica e da qui il nome. Risultano allergici al “Grammardì” tanto quanto al “Today is an English Day”, eppure son due giornate indispensabili. “Di soli laboratori non si può vivere”. Sono favorevole alla didattica attiva, a una didattica del “fare” come suggeriva il buon Dewey, al protagonismo dei bambini accompagnato però da un equo tempo di riflessione, rielaborazione, studio.

E il resto della settimana

Il lunedì solitamente è dedicato alla lettura.
La lettura, ovvio, è quotidiana: sia quella ad alta voce da parte dell’insegnante (il momento estemporaneo più bello della giornata in cui regnano silenzio e attenzione), sia la lettura individuale (il secondo momento più bello e silenzioso in cui contemporaneamente tutti leggono il proprio libro, insegnante compresa).
Di fatto, però, il lunedì è specificatamente dedicato ad un tempo più ampio per leggere e condividere racconti e pensieri inerenti alla lettura (book talk, one pager).
Il mercoledì, alias “grammardì”, è già stato descritto.
Il giovedì è dedicato alla scrittura scaturita dalla lettura di un albo illustrato o da un libro di narrativa.
Il venerdì si recupera quanto rimasto in sospeso.

E veniamo alla lettura vera e propria del libro in cartella di oggi.

Prendo il libro. Cala il silenzio. Inizio a leggere.

“Nessuno sa, di Arianna Papini. Edito da Uovonero”.

Tutti sanno della pelliccia del puma.
Nessuno sa dei suoi pensieri.
Tutti sanno della bellezza del colibrì.
Pochi sanno che è molto aggressivo

Pagina dopo pagina si alternano le immagini di diversi animali e delle loro caratteristiche.

Commenti a caldo

“Bello”
“Chiara ma che libro è??? Non ha un inizio, non ha una fine… ti lascia così”
[I libri devono a servire a qualcosa? Penso tra me e me]
“A me invece la fine è piaciuta proprio perché cambia, il “tutti” diventa “molti” e ti fa riflettere”
“Chiara, si apre come “L’onda” di Suzy Lee”

“A me è sembrato un po’ da piccoli”
“A me no, è piaciuto”
“Sì, anche a me è piaciuto, ma tante informazioni già le conoscevo”
“Io non ho capito quello dei pensieri del puma… cioè come si fa a sapere?!? L’ho trovato poco scientifico”
“Io l’ho trovato poetico con queste parole che tornavano all’inizio di ogni frase… tutti, nessuno, pochi”
“Anche a me ha colpito la struttura”
“Sì, è vero usa sempre le stesse parole”

“Vero” commento io “Poi andremo a vederle”

“A me sono piaciute molto le illustrazioni e gli sfondi”
“Anche a me, alcuni assomigliavano alla carta da parati”
“Chiara, hai notato che una volta l’animale è in alto e il testo in basso e la pagina successiva il contrario, testo in alto e animale in basso?”
“La cosa che io non mi aspettavo è che la lucertola ama dormire nelle rose”
“Io ero convinta amasse dormire nel basilico, d’estate quando vado a prendere il basilico ogni volta dalle foglie ne spunta una”
“Io pensavo dormisse dietro il divano, mia mamma spesso ne trova una lì”
“A casa mia c’è un geco che ogni tanto si fa vedere”

E ancora…

“Ma se la chiocciola è maschio e femmina assieme vuol dire che non ha la riproduzione sessuata e come si riproduce?” [Hanno appena concluso in scienze l’argomento dell’apparato riproduttore che ha destato non poco interesse].
“Chiara, sai cosa so? Che io sono uno tra i pochi che sanno di non sapere niente” [commento dello “spiritoso”, infatti tutti ridono]
“Secondo me non è vero che è nessuno o tutti… cioè non è proprio nessuno e non è mai proprio tutti”
“Forse rende meglio l’idea usando queste parole”
“Sì, questo è vero…”
“Chiara, hai visto che l’ultima immagine è la stessa della copertina solo con lo sfondo diverso?”

Si sono rilevati osservatori attenti e puntuali.

È stato bello verificare assieme la struttura del testo e delle illustrazioni e riflettere sul ritmo della narrazione e la svolta con il doppio “tutti sanno” “pochi sanno” a metà indice del giro di boa.

“Chiara ho capito, l’autrice cambia perché si sta avviando verso la fine!”

Bello l’apprendimento per scoperta!

Infine hanno provato a dire quale poteva essere il titolo del tema partendo da questo libro.

 

A seguire una scaletta co-costruita.

Per l’introduzione l’utilizzo dell’incipit, poi lo svolgimento in cui raccontare di sé e infine la conclusione in cui rivelare qualcosa che si vorrebbe far sapere di sé agli altri. Un qualcosa di personale per cui a volte non si viene capiti.

Qualche nozione base di ripasso sull’uso del foglio protocollo, sulla “brutta copia” e “bella copia” e sull’indispensabilità di una buona “scaletta”. Qualche suggerimento sulla gestione del tempo. E qualche raccomandazione sulla rilettura e l’autocorrezione.

Infine la fase operativa.

Non è stato facile, soprattutto per alcuni. Qualcuno, invece, è riuscito senza problemi. Qualcun altro dopo il blocco iniziale è riuscito a concludere il lavoro. Qualcun altro ha portato a termine la brutta copia ma non è riuscito a trascriverlo in bella copia, neanche il giorno seguente. Un problema comune è stata la lunghezza “quanto devo scrivere?”. Pur avendo affrontato l’argomento durante le indicazioni, sembra la lunghezza sia indipendente dal contenuto. Quindi qualcuno ha scritto vincolato dal “quanto” scrivere anziché preoccuparsi del “cosa” scrivere. Qualcuno ha fatto molta fatica a concludere.

Al di là del risultato credo sia formativo scontrarsi con la prova e con i tempi, non per lasciarsi sopraffare, ma anzi, per riuscire ad attivare strategie per superarla. Solo l’allenamento può insegnare ad agire correttamente e a gestire la tensione.

Sono rimasta sorpresa

Malgrado lo scetticismo iniziale, tutti hanno concluso il compito e hanno svolto dei gran bei temi!
Devono solo avere un po’più di fiducia in se stessi.

“Chiara, questa volte non condividiamo?”
“Ma dobbiamo leggere a voce alta”
 [Chiede allarmata la compagna]
“Assolutamente no, questa volta non condivideremo…”

A volte si ha bisogno di parlare di sé in maniera libera, ma riservata. E io rispetterò questo bisogno.
Però vi dirò qualcosa di me…

Tutti sanno che Chiara è sempre in ritardo.
Nessuno sa la vera ragione.
Tutti sanno che Chiara non ama esser chiamata Maria Chiara.
Pochi sanno perché non le piace essere chiamata così.
Tutti sanno che si vede cosa pensa.
Pochi sanno che i pensieri a volte la fanno impazzire.
Molti sanno che Chiara è una maestra.
Pochi sanno che vorrebbe scrivere un albo illustrato.

 

di Chiara Cosentini

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