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Recensione di Dacca Toxic su Interzona News

Interzona news - 3 aprile 2022

Dacca Toxic
 è il secondo episodio del sequel che vede come protagonista Sacha Sourieau, preadolescente Asperger, alle prese con avventure mozzafiato nell’inferno di Dacca, la capitale del Bangladesh, dove i bambini sono strumenti di arricchimento della mafia politica, sindacale e industriale. 

Un romanzo, tradotto da Ilaria Piperno e Sante Bandirali, realista e di denuncia, violento in alcuni tratti eppure dall’amara dolcezza.

Sacha, al seguito della madre medico di una ONG, è in uno dei paese più poveri del mondo, in cui le sperequazioni, la corruzione e lo sfruttamento sono costitutivi della società.

Nel campo base dove opera la dottoressa Sourieau, giunge Sultana, una ragazza sfigurata e con gli arti corrosi, lavoratrice delle concerie, in cui i bambini sono sfruttati per 12 ore al giorno, in un ambiente “pestilenziale”; al campo base giunge pure Dilip, fratello di Sultana, operaio in un mattatoio, che ha rubato un registro compromettente per l’industriale ed è ricercato dalla polizia. Dilip convince Sacha a recuperare il registro, per denunciare le violenze e non far tornare Sultana nell’inferno della fabbrica.

Inizia così una corsa attraverso la megalopoli con più di 20 milione di abitanti, per recuperare il registro e portarlo al presidente del sindacato; un’avventura da giallo suspense, mentre nella corsa forsennata scorrono le immagini dello squallore della città, dell’inquinamento selvaggio, dello stato di degrado in cui vivono ragazzi e adulti, mentre una sparuta minoranza se la gode da nababbi, proprio come il sindacalista che avrebbe dovuto aiutarli.

La storia si conclude con l’interessamento della mamma di Sacha che grazie a giornalisti occidentali riesce almeno a denunciare i tanti diritti violati.

Un romanzo raccapricciante sia per la realtà nuda e cruda narrata (il fiume che attraversa la città è una fogna a cielo aperto), sia per la brutalità dei metodi di macellazione descritta (e forse troppo indugiata), sia per il livello di sfruttamento e per la condizione di vita nella fabbrica (tra acidi e sporcizia), sia per l’indignazione che solleva la sperequazione e la corruzione, in una megalopoli con più di 100.000 fabbriche, 400.000 risciò e 8.000 slums, dove vive quasi la metà della popolazione. 

Tutta questa bruttura è parzialmente attutita da Sacha. Nella finzione letteraria, il protagonista scrive un diario, in cui racconto le avventure effettuate, corroborate in modo ‘straniante’ dalle sue ‘bizzarrie’, tipiche di un soggetto affetto da sindrome autistica di livello 1.

È anche una storia di amicizia, il cui sentimento diventa il vero motore della storia: Sacha, pur con le sue fragilità, compie imprese che non avrebbe superato se non ci fosse stato l’obiettivo di aiutare Sultana a non tornare nella fabbrica della morte.

Un romanzo che non lascia indifferente; si legge per la scrittura efficace e per le abbondanti parti dialogiche ed è capace di ricreare atmosfere suggestive, coinvolgendo emotivamente il lettore.

  

di Cosimo Rodia

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