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Punti di vista

Lettura candita - 12 maggio 2023

Sappiamo bene come una storia possa essere raccontata in modi diversi, a seconda del personaggio che la racconta; in ‘Divergente’, firmato dalla canadese Victoria Grondin e tradotto da Sante Bandirali per i tipi di Uovonero, il punto di vista è radicalmente ribaltato rispetto alla consuetudine. Guillaume, il protagonista, è affetto da una rara sindrome neuropsichiatrica, la sindrome di Wing; già da piccolo dimostra la sua diversità rispetto al fratello gemello, esempio di perfezione, mostrando tutta la sua caoticità in un mondo prevedibile ed ordinato. Una volta cresciuto, è stato costretto, lui che usa le metafore, ha bisogno della calcolatrice per fare dei calcoli, ad indossare sette braccialetti verdi che indicano l’assenza di qualsiasi propensione verso una specifica disciplina. È un ‘divergente’, diverso da tutti gli altri che risultano ‘convergenti’ verso una determinata abilità, contraddistinta dai braccialetti rossi. È irrazionale e poco obiettivo e non ha interessi che assorbano tutta la sua attenzione, ma ama guardare negli occhi le persone e scoprire le loro storie.
La famiglia è costernata e prova tutte le possibili cure, gli accorgimenti che consentano al ragazzo di sopravvivere da divergente in un mondo di convergenti. Guillaume ci prova, anche se si sente carente; sa che nessuno crede che potrà mai fare qualcosa di significativo in futuro; l’unico segno di speranza è rappresentato dall’incontro con una ragazza, Grace, che sembra simile a lui e condivide in particolare la stessa passione per il jazz e il blues, che coltivano frequentando il negozio di vinili di Izayah. Può davvero un amore, ammesso che sia autentico, riscattare una vita da ‘disabile’?
Spero che a questo punto sia chiaro il punto di vista di Guillaume: è un soggetto divergente in una società in cui la normalità è rappresentata da soggetti con diverse forme di autismo; quello che per noi, lettrici e lettori, è normale, in questo romanzo breve diventa l’anormalità, la sindrome che va accettata e gestita, ma che rappresenta comunque uno stigma.
L’escamotage del ribaltamento di situazione consente all’autrice di metterci di fronte al nostro stesso pregiudizio, alla diffidenza che proviamo di fronte a persone che non consideriamo ‘normodotate’. E così non possiamo che immedesimarci nella solitudine del ‘diverso’, laddove, al di là delle prestazioni mentali più o meno eccezionali, siamo pronti a ghettizzare le persone autistiche senza nemmeno provare a comprendere come sia il mondo dal loro punto di vista.
Il punto di vista di una persona affetta da una delle manifestazioni dello spettro autistico l’abbiamo incontrato (e amato) ne ‘Il mistero del London Eye’, capolavoro di Siobhan Dowd: lì con Ted, indimenticabile protagonista del romanzo, abbiamo scoperto le difficoltà e le abilità di un ragazzino che non può essere considerato normodotato. Abbiamo, almeno parzialmente, imparato cosa significa dover gestire le proprie difficoltà in un mondo che non si pone nemmeno il problema di venirti incontro ed accoglierti.
In ‘Divergente’ il nostro protagonista scopre a sue spese quanto sia dura la condizione di chi non è come gli altri, al di là dell’affetto e delle buone, o presunte tali, intenzioni. Rispetto ad altri romanzi basati su questo meccanismo del ribaltamento, usato per esempio da Nicola Brunialti in ‘Saturnino’, qui non c’è proprio un finale consolatorio, quanto una fotografia nitida non solo dei pregiudizi, ma anche dell’intangibilità di un sistema sociale che i ‘diversi’, variamente declinati, li esclude.
L’autrice si è occupata a lungo di neuropsicologia e in particolare di autismo; si percepisce la competenza nel descrivere i protocolli, le terapie, le strategie comportamentali studiate per permettere alle persone autistiche, o almeno ad alcune di esse, di vivere degnamente in un mondo di normodotati.
La lettura, punteggiata da numerosi riferimenti alla musica jazz, è scorrevole e coinvolgente, ma non per questo può definirsi ‘facile’; può invitare a riflessioni più attente e consapevoli rispetto al mondo della ‘diversità’ . Consiglio caldamente la lettura a ragazze e ragazzi a partire dai tredici anni.
 
di Eleonora
 

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