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Anteprima di Tanto amore non può morire su Satisfaction

Satisfaction - Maggio 2023

La svedese Moni Nilsson è una di quelle narratrici che dimostra come si possano affrontare tematiche non proprio facili e riuscire a veicolarle verso un pubblico di lettrici e lettori. Un pubblico che, diciamo, ancora non ha sfiorato gli undici anni. Un pubblico che va educato ai sentimenti, anche quelli apparentemente ingestibili.

Accade per esempio in Tanto amore non può morire (pagg. 139, € 16), romanzo che esce oggi in libreria per la casa editrice Uovonero.

Tradotto da Samanta K. Milton Knowles, racconta di Lea e di sua madre, che si sta consumando a causa del cancro da cui è stata colpita.
Lea, che è il personaggio principale oltre che voce narrante della storia, lo scopre quando a parlargliene è la sua migliore amica fino a quel momento. Noa – che in realtà si chiamerebbe Nora, ma da piccola aveva difficoltà a pronunciare la erre – l’ha vista in televisione, mentre presenzia al Gala del cancro, e glielo dice per trasmetterle il suo dispiacere. Ma basta questo perché Lea inizi a odiare Noa e a sfuggirla.

La odia con la stessa intensità con cui odia i dottori che non riescono a dare a sua madre «la medicina giusta». La odia come odia chiunque altro tenti di consolarla, intromettendosi fra lei e il risentimento rabbioso, irrazionale che la avvolge. La odia però con maggiore trasporto, diciamo.

In effetti perdere la madre all’età di dieci anni sarebbe una realtà durissima da affrontare per chiunque. Lea cerca di tamponare un evento così estremo cercando un gancio, un corrimano cui aggrapparsi. Lo trova nel momento in cui decide che odiare Noa è l’unico strumento per mantenere in vita la madre. Una speranza proveniente dalla più acuta delle disperazioni.

Ma attorno a questo dolore la vita continua a scorrere.

La casa di Lea è animata anche da un padre e da un fratello maggiore, Lucas. Anche loro cercano di fare fronte all’idea di dover perdere un affetto così grande, ma senza rifiutarsi al mondo anzi, mantenendosi come in osmosi con esso.

E poi, isolarsi non è possibile, nemmeno per Lea. C’è la scuola, la serata in discoteca, impegni da onorare, il sogno di andare nel mare del Sud per fare snorkeling.

Ci sono insomma momenti in cui tutto è dolore che si alternano a momenti di relativa tranquillità, dove le cose sembrano andare per il meglio. È in questi spiragli che Lea riesce a parlare in modo diretto con la madre o sentirle dire che è giusto «Non avere mai paura di dire quello che pensi. Non avere mai paura di niente». Perché «Non c’è tempo», la vita è breve e «Ci sono tantissime cose che non ho avuto il coraggio di fare e che ora non avrò il tempo di fare».

Scritto in prima persona, Tanto amore non può morire può essere definito come una educazione al sentimento della perdita, che costeggia una famosa poesia di Elizabeth Bishop. Centrato però per un pubblico che non può ancora percepire l’inevitabile finitezza delle cose. Appare inoltre come una cronaca ben calibrata, in presa diretta, dell’altalena emozionale che chiunque può provare in situazioni del genere.

La Nilsson, dalla sua, riesce inoltre a offrire personaggi che sanno di autentico, grazie al nitore dei dialoghi e a una sobrietà del racconto, due costanti che non vengono mai meno nello scorrere delle pagine. Nemmeno nei momenti in cui sarebbe più facile cadere nella retorica dei sentimenti, lasciando briglie sciolte alle soluzioni narrative più facili e retrive. Sinteticamente, potremmo dire che l’autrice in parallelo lascia molto raccontare al suo personaggio eppure ugualmente mostra. 

Soprattutto, nelle pagine di questo suo romanzo riesce a costruire una storia che fa emozionare senza scegliere vie preconfezionate, rivolgendosi oltretutto ai lettori più difficili al mondo.

di Sergio Rotino

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