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Recensione di Divergente su Coffee and Books

Coffee and Books - 7 luglio 2023
 
Se fossero i disabili la maggioranza? Se la normalità fosse rappresentata da quella che in questa dimensione è l'eccezione? Victoria Grondin non è certo la prima a chiederselo (ricordo il racconto di H.G. Wells, Nel paese dei ciechi, e più di recente un video che ipotizzava un mondo abitato in prevalenza da persone sorde in cui si aggirava, un'udente, incapace di comunicare), tuttavia l'idea di un mondo in cui l'autismo sia la condizione prevalente e la divergenza sia rappresentata da coloro che autistici non sono, è affascinante e incuriosisce moltissimo.
 
In questa realtà distopica il protagonista, Guillaume, è un Divergente, affetto dalla Sindrome di Wing: la sua mente non è come quella degli altri, non ha bisogno di logogrammi per ricordare la routine in bagno, non ha ipersensibilità particolari agli stimoli sensoriali, non ha bisogno del GPS (Guida ai Problemi e alle Soluzioni) per affrontare gli imprevisti. Guillame è ben consapevole della propria diversità, sin da bambino ha subito dolorosi confronti col fratello gemello William, il percorso diagnostico, terapeutico e tanti, inutili tentativi di cura a cui è stato sottoposto e che lo hanno traumatizzato e fatto crescere anzitempo. Sa molto bene di non poter essere come gli altri Convergenti e ha già, purtroppo, ben compreso quale sarà il suo destino. Quando a scuola arriva una nuova compagna che dimostra interesse per lui, sembra che il suo riscatto sia arrivato.
 
La fantascienza e il fantastico sono da sempre un modo per parlare del presente e Divergente, utilizzando le spoglie e i temi classici della narrativa per ragazzi e di formazione (la famiglia e la crescita, la musica, l’amore), parla dell’emarginazione che purtroppo accompagna quasi sempre la disabilità, fornendo un quadro asciutto e impietoso di come sia stata in passato e - in parte - tutt’ora sia, la vita di ragazzi autistici e disabili in generale.
 
Victoria Grondin, che conosce profondamente l'autismo, gioca a ribaltare alcuni capisaldi della storia scientifica e della diagnosi di questa condizione: così la teoria della mente e il DSM (manuale diagnostico) servono a stabilire a definire la divergenza dalla norma autistica; allo stesso modo la teoria delle Madri Frigorifero che vedeva l'origine dell’autismo in un atteggiamento poco empatico e affettuoso da parte della madre appunto, diventa il suo opposto, costringendo i genitori di Guillaume a bandirlo dalla vita familiare per cercare di guarirlo (non manca un accenno alla bufala dei vaccini*, oggi definitivamente confutata), in una ricerca ostinata e fallimentare sponsorizzata sopratutto dai medici, mossi talvolta da buone intenzioni ma incapaci di accettare il fatto che la Sindrome di Wing sia una condizione e non una malattia, e che i divergenti siano persone come tutte le altre anche se la loro mente funziona differentemente.
 
Con l'arrivo di Grace la struttura perde il suo carattere fantascientifico/distopico e inizia a ruotare attorno alla musica, jazz e rock sopratutto, ai nomi di dischi, a testi di canzoni in cui l'autrice trova parole ancora attuali per definire la vicenda del suo protagonista. Anche questa non è una novità (come pure la trama romantica), ma è attuata molto abilmente, rivelando una conoscenza non banale della musica di cui parla.
 
Guillaume è un personaggio dotato di dolcezza e rabbia, la stessa dei ragazzi disabili che s’incontrano nelle scuole e a cui non si dà quasi mai modo di esprimersi. Marginalizzati e umiliati da programmi scolastici troppo rigidi o troppo elementari e spesso da operatori non interessati a valorizzarli e a scoprire le loro qualità, destinati a occupazioni di bassa qualificazione e basso reddito (ammesso di trovare un lavoro), sono ancora considerati un peso in una società che li annichilisce. Lui, immerso in un mondo di Convergenti che eccellono in una o più discipline, produttivi e vincenti, rivendica anche il diritto di essere sé stesso senza cercare di somigliare agli altri, criticando implicitamente il sistema che vuole il disabile capace di gesti eccezionali per giustificare la propria esistenza, desideroso di superare la propria disabilità ammettendone di fatto l’inopportunità. Guillaume è disabile e non se ne vergogna, vorrebbe solo essere accettato così com'è.
 
Se proprio volessi trovare un difetto in questo racconto direi che nella seconda parte la pressione della società autistica si perde un po', ma è proprio l'unica piccola stonatura. Per il resto Divergente è originale (anche per il finale adulto), capace di raccontare il punto di vista di un disabile a ragazzi e adulti con intelligenza, senza pietismo ma, anzi, con disincanto e totale sincerità.
 
Un libro in grado di creare curiosità nei giovani e aiutare a superare gli stereotipi e la commiserazione che ancora affliggono la visione della disabilità.
 
di Ms Rosewater
 

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