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Fra madre e figlia

Lettura candita - 23 novembre 2023
 
Raccontare il rapporto fra una ragazzina, preadolescente, e sua madre può essere complicato e diventare lo sfondo di un dramma generazionale, fatto di reciproche incomprensioni, silenzi, litigate. Il romanzo ‘Una mamma svitata’, dell’islandese Gunnar Helgason, pubblicato da Uovonero con la traduzione a cura di Silvia Cosimini, prende tutta un’altra direzione, fra l’ironico e il comico.
La protagonista è Stella, una quasi tredicenne alle prese con una madre dai comportamenti un po’ sopra le righe: tutti sanno come i ragazzi e le ragazze si vergognino dei propri genitori anche quando sono assolutamente sobri e qui, la mamma di Stella, riesce a essere decisamente appariscente.
È una cantante lirica, che si prepara ogni giorno per la sua partecipazione alla Carmen, cantando a squarciagola, ma non è questo a far imbestialire Stella: il punto di svolta nel loro rapporto arriva quando la mamma dichiara ai quattro venti, con grande orgoglio, che la ragazzina ha avuto la sua prima mestruazione. L’affronto è intollerabile e Stella decide di trasformare sua madre, con ogni mezzo, in una persona normale.
I suoi stratagemmi sono destinati al fallimento, né i suoi fratelli Siggi, il più piccolo, e il sedicenne Palli sembrano aver voglia di seguirla nell’impresa; intanto, anche le sue amiche sembrano abbandonarla. Guðbjörg, Fatima e Judita sembrano volerla ignorare, soprattutto dopo l’esibizione della madre all’interno di un centro commerciale.
I giorni passano e si avvicina la data del compleanno: ci sono momenti in cui Stella apprezza la madre e altri in cui non vorrebbe nemmeno conoscerla; il timore più grande è di passare il compleanno da sola, senza il regalo della rigida nonna snob. Unica certezza, l’amicizia con Bær, un coetaneo che si muove in carrozzella.
Si susseguono situazioni esilaranti, con la mamma scatenata che decide di costruire la sua vasca idromassaggio in giardino, condiviso con Hannes, puntiglioso e attaccabrighe. Non contenta della vasca, la mamma decide di costruire una casa sull’albero che presto diventa, per mancanza di materiali, un sedile di automobile montato sui rami di un albero.
Stella è sempre più divisa fra l’ammirazione e la vergogna per le imprese materne; ma il colmo arriva quando la mamma si spoglia a tavola per costringere Palli a indossare una maglietta.
Tutto sembra perduto, ma il finale è pieno di sorprese, che non posso proprio svelare.
Il romanzo di Helgason, che ha ricevuto nel 2015, anno della sua pubblicazione , l’Icelandic Literature Prize, centra alcune questioni importanti: intanto il desiderio di ‘normalità’, espresso dai ragazzini e ragazzine nei confronti dei genitori; il desiderio di non essere giudicati ‘strani’ dai pari, di assimilarsi ai loro codici di comportamento. Poi, l’ambivalenza dei sentimenti nei confronti degli adulti, ammirazione, sconcerto, rabbia, come se convivessero, nella testa dei preadolescenti, il bambino e l’adolescente, il bisogno di appartenenza a un gruppo e il retaggio dell’infanzia. E, naturalmente, il tema delle diversità, che possono essere fisiche o comportamentali: la ‘evve’ di Palli, l’esuberanza della madre, le bizze del vicino Hannes, la diversa abilità di Bær; anche Stella è a suo modo speciale e il lettore e la lettrice attenti possono farsene un’idea man mano che il romanzo procede.
Non ultimo, mi sembra salutare, per gli adulti di scarsa memoria, far emergere lo sguardo impietoso dei più giovani nei confronti di genitori e parenti, uno sguardo che non fa sconti su debolezze, vezzi, difetti.
In questa storia spumeggiante, divertente, senza un pizzico di cattiveria si possono ritrovare in tanti e tante, dai dodici anni in poi; consiglio caldamente la lettura a chi prende la vita familiare con rabbia, perché trovi fra queste pagine il senso di un sorriso.
 
di Eleonora
 

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