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“La vecchia casa sul canale” accompagna nello studio della storia e della Shoah

Vita Trentina - 18 gennaio 2024

La storia si può affrontare partendo dai più diversi punti di vista. Si possono ripercorrere le vicende di una nazione, di un territorio, di una persona, di una famiglia. Ma si può ricostruire la storia raccontando anche dove e come è nata una casa e delle persone che ci hanno vissuto e lavorato.

E’ questa l’idea di base di Thomas Harding, autore di La vecchia casa sul canale (Uovonero; età 8+) che racconta la movimentata storia della casa in cui Anna Frank si nascose con la famiglia e altri per sfuggire ai nazisti.

Una casa alta e stretta nel centro di Amsterdam in via Prinsengracht 261, nata e cresciuta con il quartiere che la ospita, e che nel corso dei secoli è stata abitazione, magazzino, scuderia, fabbrica e, infine, nascondiglio segreto. La casa adesso è un museo molto visitato e sede della Fondazione Anna Frank: un luogo pieno di storia, che ha attraversato la rapida crescita di Amsterdam durante il “Secolo d’oro” olandese, la schiavitù, la peste, il Grande gelo, le guerre napoleoniche, la Prima guerra mondiale, l’occupazione tedesca durante la Seconda guerra mondiale e la liberazione da parte degli Alleati. Questa storia si intreccia con il periodo lì trascorso dal 1942 al 1944, da Anna Frank, e il rimando è ovviamente ai suoi rapporti con i genitori e la sorella, alla sua cotta per Peter, alla stesura del suo diario, al trattamento degli ebrei da parte dei nazisti e all’arresto.

Il libro inizia con un tranquillo appezzamento di terreno agricolo appena fuori dalla città di Amsterdam, per passare alla costruzione del canale Prinsengracht e alla costruzione della casa lì accanto. Vengono poi descritte le storie personali dei vari occupanti dell’edificio, tra cui un esploratore e un mercante che trasse profitto dalla schiavitù.

La narrazione è lineare, scorrevole e leggera, non appesantita da date e nomi, cosicché il libro si può leggere facilmente come un racconto. La storicità, però, di ciò che si legge è garantita dalle date inserite nelle illustrazioni e da una tavola riassuntiva finale con tutti i riferimenti alle persone e alle attività che sono passate per quei muri.

Perfette sono le immagini di Britta Teckentrup, illustratrice tedesca di fama mondiale, caratterizzate dalla tecnica a collage realizzata in digitale. Questo suo stile perfettamente riconoscibile catapulta i lettori dentro gli ambienti rarefatti rappresentati sulle pagine. Sono illustrazioni che sanno essere allo stesso tempo realistiche e magiche. Il testo e le immagini sono in perfetto equilibrio per rendere il libro storicamente obiettivo, ma capace pure di coinvolgere emotivamente.

Un libro interessante anche per accompagnare i ragazzini più grandi nello studio della storia e nelle riflessioni sulla Shoah.

di Elisabetta Vanzetta

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