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Recensione di La vecchia casa sul canale su Filastrocche.it

Filastrocche.it - 19 gennaio 2024

Raccontare la Shoah con un libro illustrato: la storia di un edificio straordinario che Anne Frank chiamava “la vecchia casa sul canale”

“Nel centro di Amsterdam, accanto a un canale, c’è una casa alta e stretta. Fu costruita quasi 400 anni fa ed è stata utilizzata come casa, magazzino, stalla e nascondiglio […] e ha rappresentato un rifugio sicuro per un gruppo di ebrei, tra cui Anne Frank e la sua famiglia”

In occasione del Giorno della Memoria, esce in libreria un albo illustrato firmato da Thomas Harding e Britta Teckentrup, edito in Italia da uovonero, che offre una riflessione sulla Shoah con un linguaggio adatto anche ai bambini.

Una pubblicazione affascinante, inconsueta e un po’ lontana dalla narrazione classica, che offre diversi livelli di lettura e permette di accostare anche i più piccoli ad una delle pagine più atroci e nere della nostra storia: le persecuzioni razziali e il genocidio degli ebrei avvenuti durante la Seconda Guerra Mondiale ad opera dei nazisti.

Al centro della narrazione c’è la casa di Amsterdam dove per due anni trovò rifugio Anna Frank e la sua famiglia: un edificio pieno di storia, che nell’arco dei secoli ha vissuto molte vite ed è stata l’abitazione di persone ricche e povere – una giovane donna coi suoi dodici figli, un ricco mercante e sua moglie -, e anche di cinque grandi cavalli. Non solo abitazione, ma anche laboratorio e luogo di lavoro, fino a diventare la speranza di vita per persone in fuga.

Fra queste mura il padre di Anna Frank rinvenne il famoso diario della figlia, decidendo dopo averlo letto con le lacrime agli occhi di condividerlo con la famiglia, gli amici e poi con il mondo intero.

Gli autori offrono i riferimenti cronologici degli eventi – ogni illustrazione li riporta in alto a destra – in una cavalcata storica puntuale che ricostruisce aspetto e funzione della casa nelle diverse epoche: costruita, vissuta, abbandonata e vuota, danneggiata e riparata.

Attraverso la narrazione, chiara, sintetica e piacevole, la storia dell’edificio diventa il tramite per raccontare le vicende tristemente note, che ogni anno il 27 gennaio ricordiamo e non vogliamo dimenticare: il Giorno della Memoria. Con delicatezza, quasi in punta di piedi, come lo è l’entrata in scena di Anna Frank e appena prima di suo padre. Era il 1941.

Non molto tempo dopo, un uomo alto con un bel
vestito trasferì nella casa la sua azienda. Al piano terra
mescolavano e impacchettavano erbe e spezie.
L’aria era piena di profumi di terre lontane.
In certi giorni l’uomo alto riceveva la visita di una giovane
ragazza con un sorriso dolce. Aveva un luccichio negli
occhi e in tasca teneva una penna e un taccuino.
Era sua figlia.

Con le illustrazioni di Britta Teckentrup fortemente realistiche e particolareggiate, dal taglio cinematografico, che fanno rivivere oggetti ed eventi, partendo dalle piccole cose quotidiane, per arrivare a trattare la tragedia della Shoah, con un linguaggio e un registro vicino ai giovani lettori.

Oggi la Casa di Anna Frank è un museo, un centro educativo e sede della Fondazione Anna Frank, visitata ogni anno da oltre un milione di persone.

Dopo la guerra, la casa venne acquistata dalla NV Berghaus, un’azienda che voleva demolirla per costruire un grande magazzino. Ma Otto Frank, il papà di Anna, riuscì a convincere NV Berghaus a donare l’edificio alla città e nel 1960, dopo un intenso programma di ristrutturazione, la casa venne aperta al pubblico.

Per non dimenticare. Mai.

 

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