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Recensione di La vecchia casa sul canale su Il Rosicchialibri

Il Rosicchialibri - 27 gennaio 2024

“Nel centro di Amsterdam, accanto a un canale, c’è una casa alta e stretta. Fu costruita quasi 400 anni fa ed è stata utilizzata come casa, magazzino, stalla e nascondiglio.”

Dal 1600 fino ai giorni nostri la casa/nascondiglio che ospitò la famiglia Frank durante la Seconda Guerra Mondiale apre le sue porte (anzi, la sua porta verde) per raccontare una storia lunga quattro secoli.

Dal 1960 la casa dove si nascose la famiglia Frank è un museo che accoglie più di un milione di visitatori all’anno, ma dall’inizio del 1600, cioè da quando è cominciata la costruzione del Prinsengracht (il Canale del Principe), ha cambiato tante volte proprietari e destinazione d’uso.

Quella sul canale è’ una casa ben costruita, fatta di robusti mattoni rossi, pavimenti di pino, una soffitta e un’accogliente porta verde.

La casa fu costruita da un tagliapietre nell’età d’Oro dei Paesi Bassi quando venne bonificata la palude intorno al canale, poi piano piano spuntarono altre costruzioni e infine un intero quartiere.

Gli anni passarono e la casa ebbe nuovi proprietari, accolse una donna con dodici figli durante la peste del 1700, poi ospitò un mercante che organizzava molte feste, fino a diventare una stalla cento anni dopo nel 1800.

Anche un incendio lasciò il segno sulle pareti della vecchia casa sul canale poi, nel 1940 un uomo alto con un bel vi trasferì la sua azienda. L’uomo alto aveva due figlie, una delle due possedeva un diario e un sorriso gentile.

Da questo momento la casa diventa uno scrigno che per un breve periodo protegge dal rastrellamento nazista otto persone, prima che vengano scoperte dai nazisti (forse a causa di un tradimento) e deportate nei campi di concentramento: la famiglia Frank, la famiglia Pels e Fritz Pfeffer.

Oggi conosciamo tutti i dettagli di quella fetta di mondo attraverso le pagine del diario di Anna Frank (pubblicato nel 1947) che descrivono minuziosamente la vita silenziosa nella piccola stanza alla quale si accedeva da una scala dietro una libreria.

Un ambiente che nella sua “pancia” ha accolto tante storie mentre i suoi muri si impregnavano di risate e di lacrime.

Un punto di vista diverso per raccontare una tragedia, anche attraverso gli ambienti che hanno fatto da sfondo a quello che stava succedendo. Così qualcosa di semplice come una casa su un canale in un quartiere di Amsterdam, diventa un testimone silenzioso dell’espandersi di una città, dei suoi cittadini, degli accadimenti e (purtroppo) dell’ultima guerra.

I disegni straordinari di Britta Teckentrup accompagnano come cartoline d’epoca il testo di Thomas Hardinge e, in questo modo, i due autori non solo ci regalano solo un viaggio nel tempo, ma ci dicono che la storia può essere raccontata in tanti modi, anche da un oggetto inanimato.

di Haider Bucar


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