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Recensione di La vecchia casa sul canale su Sololibri

sololibri.net - 27 gennaio 2024

Thomas Harding, famoso autore di best seller inglese, e Britta Teckentrup, illustratrice di libri per bambini, firmano insieme La vecchia casa sul canale, appena pubblicato con traduzione italiana di Sante Bandirali da uovonero.

Protagonista del bell’albo formato quadrato grande è una casa la cui storia viene ricostruita dal 1580, in un luogo deserto che diverrà poi il centro di Amsterdam. Nelle pagine del volume seguiamo la storia di questo edificio che sorgerà nei pressi di un canale nel 1635, quando un tagliapietre ne comincerà la costruzione; verrà circondata da altre case, alcune con tetto piatto altre con tetto a punta. La nostra casa avrà una porta verde, un soffitta, una dependance. Nei pressi sorgerà una chiesa che fa sentire i rintocchi del campanile quattro volte al girono. Verrà abitata da una donna con dodici figli, ma all’inizio del ’700 arriva la peste, la donna rimase sola e alla sua morte la casa restò disabitata e cominciò a deperire. Alla fine del secolo riprese vita, quando fu abitata da un ricco mercante, ma poi, nello scorrere del tempo, fu adibita a stalla, a fabbrica.

Nel 1885 andò a fuoco e fu abitata da un fabbro e dalla sua famiglia, fino a quando i nazisti occuparono l’Olanda: era il 1940. Mentre un castagno cresceva ombreggiando la casa, questa fu occupata dall’azienda di un distinto signore che vendeva e impacchettava spezie. Sua figlia Anne visitava il padre, ma ormai gli ebrei erano nel mirino delle truppe tedesche d’occupazione, e alla famiglia Frank non restò che nascondersi nella soffitta, in una specie di rifugio segreto, mentre al piano terra continuava l’attività delle aziende Opekta e Pectacon di proprietà di Otto Frank. I Frank, la madre Edit, il padre Otto e le due sorelle Margot e Anne, dividevano lo spazio angusto con un’altra famiglia, i Pels. Ma il 4 agosto 1944 il nascondiglio fu scoperto, tutti gli abitanti arrestati e deportati, nessuno di loro sopravvisse, tranne il padre. Nel 1945 tornato nella casa sul canale, gli fu consegnato il diario che la figlia aveva scritto nei due anni di segregazione. Negli anni ’50 la casa rischiò di andare in rovina, i pavimenti di legno marcivano come la porta verde. Otto Frank ottenne che la casa non fosse venduta e collaborò al suo restauro, con l’apporto della intera comunità: una nuova porta verde fu messa all’ingresso.

Oggi, al numero civico 263, la casa di Anne Frank viene visitata da persone che arrivano da ogni parte della terra: il suo diario è stato letto e tradotto in tutte le lingue, la campana torna a suonare quattro volte ogni ora. La ragazza dagli occhi lucenti che sognava un futuro dorato continua a vivere nel ricordo di chi visita la sua casa. Tra i tanti libri che hanno per protagonista una casa, questo appare particolarmente efficace, forse per la straordinaria qualità delle illustrazioni che ci fanno attraversare la storia, nel corso di quattro secoli, ricordando quanto le mura di una casa riescano a conservare la memoria delle persone che ci hanno vissuto, la loro gioia, le loro disavventure, la felicità di una festa da ballo, ma anche l’orrore di chi, innocente, è stato portato al macello in un tempo molto vicino al nostro. Anne Frank Haus è un luogo fortemente evocativo che molti ragazzi non conoscono, un libro di storia e memoria particolarmente efficace, per non dimenticare, ancora una volta.

di Elisabetta Bolondi

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