Liber 140 - settembre/dicembre 2023
Tanto amore non può morire è un romanzo sulla morte e sull'elaborazione del lutto. Leggerete senz'altro altrove che è un romanzo sulla vita, sugli affetti, sulle relazioni, sulla famiglia e sulla paura: è tutto vero ma questo è anche e soprattutto un romanzo sulla morte, il mistero più grande della vita, il più difficile da comprendere e accettare. Moni Nilsson ha il coraggio di scriverne in modo estremamente diretto (verrebbe da dire come potevamo aspettarci solo da un'autrice del Nord Europa) e afronte di questo coraggio narrativo a noi che ne parliamo occorre corrispondere con il coraggio di dire con chiarezza quale tema è il suo cuore. Lea, voce narrante della storia, ha dieci anni: quando il libro si apre viene a sapere da un'amica, in modo particolarmente doloroso, che la madre, malata già da anni, probabilmente sta per morire. Il libro si chiude con la morte della mamma. Anche qui, inutile omettere, divagare, lasciare in sospeso: questo non è un giallo, il finale è ciò che attendiamo e a cui cerchiamo di prepararci dall'inizio. In mezzo c'è la vita quotidiana con i suoi spazi di normalità e un tempo dedicato a prepararsi a ciò che sta per accadere e acostruire riti che celebrino l'amore. Tra le pagine. c'è lo spazio per le reazioni diverse, tutte estremamente umane, sebbene non ugualmente "adeguate", del papà, del fratello maggiore, della nonna, di Lea, dei vicini, delle amiche della mamma. C'è spazio per la rabbia, la tristezza, la tenerezza, il rifiuto e l'accettazione senza che emozioni e sentimenti si dispongano in una evoluzione lineare quanto fasulla.
La scrittura è poetica, intensa e insieme semplice e iretta, caratterizzata da molti dialoghi e da frasi e capitoli brevi. Colpisce che la voce di Lea sia quella di una bambina, e che grazie a questa scelta il libro parli anche a lettori molto giovani che non. hanno ancora raggiunto l'adolescenza, età che pare spesso editorialmente la prima in cui è legittimo usare un po' di franchezza sugli aspetti difficili dell'esistenza. Ne esce un romanzo insieme doloroso e lieve, che non ha nessun timore di essere commovente e di far versare al lettore copiose lacrime. Siamo umani, moriamo, a volte quando non è giusto: piangere non è forse un reazione legittima nel dircelo?
di Alice Bigli