Andersen, numero 305 - settembre 2013
"A volte succede che Lisa capisca ciò che dice Jan. Ma raramente. E Jan scambierebbe volentieri tutte le voci che sente nella sua stanza con la voce di Lisa, se fosse possibile".
Un universo di parole accanto ad un universo di silenzio. Sono molto diversi i mondi dei due fratelli Jan e Lisa: lei chiusa nel guscio dell'autismo, così difficile da scalfire, così difficile trovare la chiave per aprire uno spiraglio; lui, un bambino sensibile ed acuto ancora immerso nel mondo fantastico dell'infanzia, dove ogni cosa è percepita viva ed animata: il peluche, il pappagallo, persino il camion dei pompieri. Jan dialoga continuamente con gli oggetti che lo circondano, e questo saper cogliere le voci di tutti lo rende capace di ascoltare, di mettersi in empatia con gli altri, di riuscire a coglierne stati d'animo e bisogni. Un bambino che cerca di capire e di tenere insieme il suo mondo così speciale, così diverso da quello degli altri, e così fragile: Lisa che detesta i cambiamenti, gioca per ore con lo stesso portachiavi e a volte urla così forte che Jan si rifugia in camera con lo stereo a mille per non sentirla, il papà che non c'è quasi mai, la mamma sempre più stanca e sconfitta dalla lotta quotidiana contro barriere invisibili. Castelli di fiammiferi appartiene alla collana "I geodi" - sassi apparentemente inutili e insignificanti che però, se si sa come aprirli, nascondono all'interno cristalli colorati: metafora di una disabilità che, se capita e accolta, può diventare risorsa di relazione e umanità. È infatti un bellissimo racconto sulla diversità - vista con l'occhio vagamente surreale, ingenuo e insieme profondo del piccolo Jan - sulle fatiche, le paure e le incomprensioni che una patologia come l'autismo porta nelle dinamiche familiari. Essenziale, intenso, senza concessioni a sentimentalismi o a un facile "happy end", nel racconto di Bettina Obrecht vincono però la forza della solidarietà e la fiducia in un cambiamento possibile, da mantenere viva anche imparando con pazienza e fatica a sintonizzarsi su lunghezze d'onda tanto diverse. Saranno proprio i fiammiferi con cui il nonno costruisce modellini di edifici famosi a creare l'illusione di un ponte - come nella bella immagine di copertina di Peppo Bianchessi - uno spiraglio attraverso il quale può passare la speranza di un futuro meno scuro.
È una carezza diversa da tutte le altre quando accarezzi il tuo cane. Ed è davvero strano che Cleo non dica una parola e non ne senta alcun bisogno. Cleo parla semplicemente un linguaggio diverso, il suo. "Decisamente non assomiglia a Snoopy", mormora Jan. Il papà alza le spalle: "Non si può avere tutto".
Anna Pedemonte