Mangialibri.com, venerdì 11 luglio 2014
Norman Qwerty è un uomo speciale con idee speciali. La sua casa è l’oasi del dettaglio, un luogo dove gli oggetti, anche i più semplici, sembrano essere animati. E ciò che li anima è l’inventiva, la genialità, e la fanciullezza del signor Qwerty. Quasi tutte le invenzioni di Norman hanno gli occhi per vedere, comunicare, esplorare, e premono per uscire da quel cappello che il nostro amico ha posto a sigillo di sé. Quel cappello che lo fa sentire terribilmente solo, perché non gli fa esprimere le proprie idee, ma che a un certo punto non riuscirà più a contenere quell’universo di invenzioni la cui genialità sta nella semplicità…
In un mondo meccanizzato e omologato, dove domina il colore grigio e dove le persone sono vestite tutte allo stesso modo, un serbatoio di piccole idee, nascosto in un cappello, contiene una portata rivoluzionaria. Ce lo insegna Norman Qwerty. Qwerty in inglese è la tastiera del computer, diciamo pure le prime cinque lettere in alto a sinistra. Un do-re-mi-fa-sol-la del nostro mondo informatizzato. Non è un caso se Norman di cognome fa Qwerty, il modo più semplice per farsi riconoscere. Come la canzoncina della Barilla negli anni Ottanta, che riuscivamo a suonare tutti con la più rudimentale tastiera Bontempi. Anche in quel caso c’era di fondo l’idea di un’omologazione e nonostante questo la potenzialità di un mondo fatto di cose semplici e familiari. Karla Strambini, insegnante di sostegno (e non è un caso) australiana, attraverso la breve storia illustrata di un personaggio dalla testa tonda e senza bocca, ma dalle invenzioni elementari eppur dettagliatissime, lancia un universale messaggio di uguaglianza e allo stesso tempo di tutela della specialità di ciascuno. Un invito ad uscire dal proprio guscio senza avere paura degli altri: il coraggio ordinario di condividere le proprie idee.
Francesco Scarcella