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“Crystal della strada” di Siobhan Dowd, Uovonero

Libri e marmellata, martedì 22 luglio 2014

La casa editrice Uovonero sta compiendo la meritevole opera di portare via via in Italia tutti romanzi della bravissima scrittrice inglese Siobhan Dowd. I quali, purtroppo, sono solamente quattro, perché la premiata autrice è scomparsa per malattia nel 2007, ad appena quarantasette anni, dopo essersi impegnata per tutta la sua vita, oltre che nella scrittura, anche nella difesa del diritto alla lettura e della libertà d’espressione.
E’ arrivato, proprio nelle ultime settimane, in libreria “Crystal della strada”, uno dei due romanzi della Dowd pubblicati postumi (l’altro è “La bambina dimenticata dal tempo”, vincitore della Carnegie Medal) ed io, come immagino tutti coloro che già precedentemente si erano imbattuti in altre pagine della scrittrice, mi sono affrettata alla lettura convinta di avere tra le mani un’opera importante. E le prime impressioni che ho ricevuto, fin dai capitoli iniziali dell’opera, sono state una conferma e una sorpresa.
La conferma è sulla mirabile abilità alla scrittura dell’autrice: le sue sono indubbiamente pagine di letteratura. Sottolineo per chi fosse ancora convinto che tra le pubblicazioni per ragazzi non si possano trovare lavori elevati, capaci di dare soddisfazione anche alla sete di valore stilistico e linguistico del lettore.
La sorpresa invece ha riguardato la capacità, sempre della scrittrice, di spaziare nelle tematiche affrontate – già negli altri due libri gli scenari e i protagonisti, come anche gli argomenti trattati erano decisamente diversi tra loro – mantenendo sempre lo stesso livello di profondità e sensibilità nell’analisi e nella resa del profilo psicologico dei personaggi.
Come ho già evidenziato nelle precedenti recensioni, i protagonisti della Dowd escono dalle pagine, sono vivi, realistici e, durante la lettura, pare quasi di stringere con essi amicizia.
Qui la vicenda è quella di Holly, tredici anni che, affidata ai servizi sociali per la dolorosa storia che porta sulle spalle, vive in una sorta di casa-famiglia insieme ad altri minori difficili.
Un’unica persona di cui si fida: Miko, il giovane tutore che, reduce anch’egli da un passato da ribelle, è in grado di capirla e starle accanto.
Un’esistenza precaria ma pur sempre nota, costruita attorno pochi paletti di sicurezze – l’amico-tutore, i compagni di scorribande, i ricordi aggrappati a pochi oggetti della madre dalla quale si è separata…- che sembra andare in frantumi quando, contemporaneamente, la ragazza apprende che Miko sta per lasciare la città per un nuovo lavoro e che una coppia – gli Aldridge, Grace e Trim – vorrebbe prendere la sua tutela.
Ciò che per molti sarebbe una benedizione – una nuova famiglia – è per Holly, che cova dentro una rabbia antica che fa fatica a riconoscere ed attribuire, rappresenta invece una minaccia.
Gli Aldridge sono ai suoi occhi babbacucchi, borghesi benestanti benpensanti e noiosi.
Inevitabile è la ribellione, l’atteggiamento ostile, il pensiero che corre sempre ad una madre lontana e la smania costante di raggiungerla là dove si crede sia: in Irlanda, nella terra natale agognata e mitizzata.
L’occasione di re-immaginare la propria vita arriva quando Holly trova in un vecchio cassetto una parrucca bionda, che era appartenuta a Grace durante gli anni della sua lotta contro un cancro.
Indossarla e trovare, nell’immagine riflessa nello specchio, un’altra sé è un tutt’uno.
Da qual momento in poi, vestendo i sintetici riccioli color grano, la tredicenne difficile e scontrosa Holl si trasforma in Crystal, una ragazza più grande, indipendente, matura, affascinante e carismatica, per la quale tutto è possibile. Perfino la fuga.
La destinazione è quella ovvia: l’Irlanda, la terra promessa dove la ragazza immagina di ricongiungersi con una madre alla quale non ha mai smesso di pensare in termini affettivi, rendendo costantemente ardente dentro sé la fiamma di una mancanza assoluta e dolorosa.
Ha il via così il viaggio della fuggitiva Holly-Crystal, sulle strade di Londra, prima, e poi sempre più verso ovest, in direzione di un porto dal quale si sogna di salpare.
La giovane protagonista alterna la fragilità, i timori, le ingenuità di una ragazzina che ancora non conosce il mondo, alle spavalderie e le ostentate sicurezze della sua controfigura forte, quella alla quale basta chiedere per ottenere, che la sa lunga sulla gente e sugli uomini.
Il gioco di prestigio che mette e toglie parrucca e scarpe taccate, che permette a Holly di uscire dalla sua storia per inventarne un’altra, più libera e felice, più promettente e fortunata, è uno slancio di crescita, è un desiderio di lasciarsi alle spalle un passato amaro e doloroso, ma, allo stesso tempo, è una fuga, un rifiuto del vero sé che si percepisce come debole, mancante, perdente.
Ed infatti, piano piano, momento dopo momento di un viaggio disperato ma forse necessario, le due identità cominciano a confluire in un’unica. Crystal e Holly si vengono incontro per portare alla coscienza della ragazza, nell’attimo più critico di tutti, la durissima verità. E per permettere l’inizio della sua risalita.
Un romanzo intenso, ricco di tematiche forti e complesse affrontate con sensibilità e realismo ma anche stemperate da uno humor gentile portato dalla voce e dallo spirito della giovane protagonista.
Holly è un personaggio molto realistico, variegato, sfaccettato e la sua personalità d’adolescente emerge in tutte le contraddizioni, nelle spigolosità come nelle dolcezze, negli slanci come nelle grandi rabbie.
E’ quasi un flusso di coscienza il suo, narratrice in prima persona della propria vicenda, che permette al lettore di empatizzare fortemente, di accorarsi e commuoversi, di divertirsi e intenerirsi.
Una lettura importante, come gli altri lavori di Siobhan Dowd. Un libro che non ha età ma possiede davvero molto da comunicare.
(età consigliata: dai 13 anni)

Federica Pizzi

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