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La chitarra di Django, jazz e riscatto

Ansa.it, martedì 3 febbraio 2015

La storia di Reinhardt scritta da Silei e illustrata da Alfred
FABRIZIO SILEI E ALFRED, LA CHITARRA DI DJANGO (UOVONERO, 36 PP, 16 EURO)

E' una storia di jazz e riscatto, di povertà e voglia di vivere nei tempi in cui "tutto diventava niente e la musica diventata tutto. TUTTO TOT TO'". La chitarra di Django, scritto da Fabrizio Silei, vincitore del premio Andersen come miglior scrittore del 2014 e illustrato da Alfred, narra con freschezza e semplicità ai piccoli ma anche ai grandi la vita dura e magica di Django Reinhardt, di gran lunga il maggiore musicista jazz nato in Europa con la sua geniale commistione fra swing e tradizione gypsy.

"Il fenomeno dei fenomeni" viene definito nel libro ed è subito chiaro perché: tutta la sua carriera e la sua straordinaria tecnica chitarristica ruotano intorno a un particolare tragico della sua vita e cioè il terribile incendio in cui perse l'uso del mignolo e dell'anulare della mano sinistra. Un fatto orribile che lo costrinse a reinventarsi una tecnica straordinaria e innovativa per suonare l'amatissima e per lui vitale chitarra, dato che "uno zingaro senza la musica è come una città disabitata".

E proprio la mitica chitarra di Django è la voce narrante di questo volumetto farcito di onomatopee musicali e suggestive illustrazioni della magica atmosfera della Parigi degli anni '30. "Mi guardava - racconta descrivendo lo stato del chitarrista nelle lunghe giornate in ospedale dopo l'incidente - poggiata su una sedia, mi guardava. A volte piangeva. Guardava la sua mano, contorta come un artiglio di rapace, e piangeva". E ancora: "Le dita erano due, le corde erano sei. Le corde erano morbide, le dita erano dure. Erano un ragno zoppo, un treno senza ruote. TETE TEN TETE TEN!".

E poi la svolta commovente che avviene all'indomani della nascita di suo figlio: "Negli occhi neri del bambino c'erano oceani tunisini, foreste di tamerici, ballerine di Degas, miliardi di promesse, storie d'amore e di felicità. TATTA TARA TA'!". E allora le due dita deboli come le gambe di una ballerina ricominciano a saltare da corda a corda e riportano Django e la sua chitarra insieme sulla ribalta mondiale. La chitarra di Django insegna ai piccoli come un grave ostacolo possa essere brillantemente superato grazie alla forza di volontà. E ricorda ai grandi, anche chi di jazz ne mastica poco, come Reinhardt, con le sue sole due dita "matte", abbia suonato come se dita ne avesse avute un milione.

Cinzia Conti

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