Fuorilegge, mercoledì 18 febbraio 2015
Era una leggenda Django Reinhardt nella Parigi tra le due guerre. Le sue mani volavano sulle corde della chitarra, la sua musica eccitante, il ritmo travolgente. Una musica nuova per l’Europa di quegli anni che conosceva solo il jazz d’oltreoceano.
E la storia di Django è straordinaria quanto la sua musica.
Eccola, ce la racconta Lei, la sua chitarra in questo nuovo albo edito da uovonero: con le parole di Fabrizio Silei e le tavole a colori di Alfred.
Pagine che scorrono veloci e ci mostrano scorci di una Parigi d’altri tempi, mondana, frenetica, cosmopolita: un cuore in fermento in cui si incontrano artisti di tutto il mondo. Una città che ha voglia di riprendersi la vita dopo il dramma della Grande Guerra e che vive nei café chantant, nei locali dove si fa musica. E che musica! Suona Jean Reinhardt, ma tutti lo conoscono solo come Django. Il banjo è il suo strumento da sempre, la musica in corpo e il successo a un passo, per lui che è un sinti, zingaro analfabeta.
Ma… ma… Django vive nel campo nomadi e una notte la sua roulotte prende fuoco. Tutto perso, ma soprattutto persa la sua mano sinistra. Gli rimangono due dita, poche, troppo poche per un musicista.
E poi ancora un ma… perché da quel dolore buio arriva Lei, quella che diventerà la sua djangochitarra e che Django abbraccia, tiene stretta, accarezza e che, con tenacia e caparbietà, imparerà a suonare inventando una tecnica nuova. E sarà la sua fortuna. Perché non ci vuole solo orecchio ma il coraggio di iniziare nuove sfide.
E ci fu una musica nuova come non s’era mai udita, un altro jazz che vennero a sentire da lontano.
La chitarra di Django, di Fabrizio Silei e Alfred, uovonero 2014
di Paola Bertolino