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Recensione di A piede libero su Liber

Liber 115 - Luglio/Settembre 2017

Come bolle di sapone. Can­gianti e aree, minuscole o enormi. Le metafore che si irradiano da A piede libero, un albo narrato da Marco Zilio e istoriato da Giacomo Agnello Modica per Uovo­nero, sono così, simili a il­luminazioni impalpabili: si generano le une dalle altre, si tingono di riflessi. Allora nello srotolarsi inaspettato del racconto di Piede Sini­stro, che ha in sé il fuoco dei grandi viaggiatori, si pos­sono cogliere innumerevoli lampi e suggestioni rinfran­canti. Se partiamo dal corpo, pen­siamo alle meravigliose a­simmetrie che compongono quella materia di cui tutti siamo fatti, al diverso modo di guardare di ciascun occhio, al differente appoggiarsi del peso su ognuna delle gambe, alle specifiche attitudini di una mano e dell’altra, allo splendore complementare dei due emisferi cerebrali, e potremmo continuare con Betty Edwards e le sue opere sull’arte “con la parte destra del cervello”, o con Daniel Day Lewis e la sua identifi­cazione psicofisica in Chri­sty Brown, artista capace di dipingere con la sola parte di sé in grado di muoversi:era il 1989 e il film che torna inevitabilmente in testa è Il mio piede sinistro di Jim Sheridan. Ancora il piede che percorre il mondo, le grandi città, come i deserti, con la sola compagnia di un calzino di spugna bianco e di una snea­ker sbrindellata, rimanda alla voglia di scoperta dell’a­dolescenza e alla lacerazione del lasciarsi dietro una parte di sé quando si va via da casa (allora il passato è chiuso in una scatola di ricordi spuri come calzini), alle contrad­dizioni di gusti e di pensieri che abitano in ogni essere umano, a quello scoprirci “uno, nessuno e centomila”, o a quelle coppie in cui le attitudini non combaciano. Così piuttosto che dilaniarsi, è meglio andare liberamente in cerca di ciò che si è, fino a incontrare chi risuona spon­taneamente con noi e che ci ama per ciò che siamo. E ancora si potrebbe conti­nuare, se non si fosse irretiti dal ritmo filosofico stralu­nato del testo di Zilio e, in un gioco di specchi, dalle tavole bonelliane di Agnello Modica. I due autori raccon­tano di diversità, ricerca di sé e autonomia, e dedicano a Pierdomenico Baccalario e Davide Calì: omaggio alla fertilità della creatività biu­nivoca.

Maria Grosso

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