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Ecco i libri di Camilla

19/07/2016 - Ho un libro in testa

Un uovo nero “ben si accorda con la nostra produzione di libri che vogliono diffondere una cultura della diversità per renderla più avvicinabile e meno straordinaria, e di conseguenza meno spaventosa”.
In poche parole Sante Bandirali riassume molto bene il senso di una casa editrice come uovonero (di cui è direttore editoriale), nata nel 2010 come una scommessa e oggi esperienza in attivo. In questa intervista traccia il bilancio dei primi sei anni di attività e anticipa alcune delle novità in arrivo, come “I libri di Camilla”, un progetto speciale che coinvolge anche altre editori.

Stando alla vostra biografia ufficiale, in una piovosa serata di sei anni fa avete deciso – pur proveniendo da ambiti molto diversi – di mettere insieme la vostra comune passione per i libri fondando una casa editrice. Perché proprio una casa editrice “a favore delle persone che hanno uno svantaggio nella lettura”?

I perché di questa scelta derivano in parte dalle nostra biografie, umane e professionali, e in parte dall’osservazione del mondo in cui viviamo e a cui riteniamo importante dare il nostro contributo per renderlo migliore. Da lettore forte, trovo molto limitante per chiunque avere difficoltà di accesso alla lettura: i libri mi hanno arricchito, aiutato, costruito, mi hanno reso quello che sono oggi, e in mancanza di essi so che sarei una persona molto più incompleta. Inoltre, anche lasciando da parte la letteratura, il mondo odierno della Rete è un mondo che passa e si manifesta in gran parte attraverso la scrittura, e restarne esclusi rappresenta un grave limite. Oltre a questo, Enza Crivelli, che è stata l’ideatrice del progetto ed è una psicologa e pedagogista clinica specializzata in autismo, ha una grande conoscenza delle forme alternative di comunicazione progettate per agevolare e stimolare la lettura autonoma in bambini con difficoltà, ma anche molto più semplicemente per bambini che non sanno ancora leggere. Il sogno di portare in libreria anche albi illustrati di qualità con caratteristiche tali da poter essere letti da tutti i bambini, compresi i più svantaggiati, è suo; e io e Lorenza Pozzi abbiamo accolto la proposta con entusiasmo.

Il nome della casa editrice si rifà a Luigi Capuana, perché avete scelto proprio “uovonero”?

Un nome deve poter comunicare qualcosa in modo immediato, associandosi a un’immagine forte e caratteristica. In questo senso, l’uovo nero contiene già in sé l’idea del diverso che ben si accorda sia con la nostra produzione di libri per bambini con difficoltà di lettura, sia con la narrativa, gli albi illustrati e la saggistica che vogliono diffondere una cultura della diversità per renderla più avvicinabile e meno straordinaria, e di conseguenza meno spaventosa, tanto per chi la vive in prima persona quanto per chi la trova negli altri. Poi, magari, un nome dovrebbe avere anche qualche significato più profondo e nascosto; qualcosa che consenta a chi lo desidera un approfondimento. E nella fiaba eponima questo appare molto bene: “l’uovo nero al mercato non lo vuole nessuno”, infatti, ma qualcosa bisogna pur farne. E allora diamolo al re, perché della diversità non ci si deve vergognare, anzi, merita le migliori attenzioni. Ed è nello svolgersi della trama che compaiono altri simboli importanti: innanzitutto, il ruolo della gallina (a cui ci si rivolge sempre per chiedere consiglio su come comportarsi con l’uovo e col galletto impertinente che ne nascerà e che tormenterà giorno e notte la quiete del castello reale), che mostra come un genitore conosca bene i propri figli, ne sia anzi il maggior esperto, e debba essere coinvolto in tutte le fasi della relazione terapeutica ed educativa coi professionisti e gli educatori. E poi, l’accettazione della diversità da cui non si “guarisce”, ma con cui si impara semplicemente a convivere: e così il galletto, pur trasformandosi in un principe bello e saggio, continuerà a fare chicchirichì.

In cosa consiste il nuovo progetto “I libri di Camilla” e perché l’avete lanciato?

“I libri di Camilla” nascono come estensione del progetto che abbiamo iniziato sei anni fa, alla nascita di uovonero, con la collana “pesci parlanti”. In quest’ultima abbiamo voluto pubblicare albi illustrati progettati interamente per rendere la lettura e la manipolazione più accessibili, considerando tutti gli elementi del libro come parti indissolubili di un unico organismo: la sintassi lineare, il testo alfabetico e in simboli pittografici PCS (Picture Communication Symbols), il tipo di illustrazioni, i materiali e il formato sfogliafacile®; anche il contenuto, che attinge al repertorio delle fiabe tradizionali, è stato scelto perché costituisce i fondamenti della cultura infantile. Negli anni ci siamo resi conto della grande richiesta di libri come questi, al punto che diverse biblioteche hanno cominciato a realizzare versioni artigianali in simboli di albi pubblicati; richiesta che la nostra sola collana non può soddisfare. L’idea di realizzare una Collana di Albi Modificati Inclusivi per Letture Liberamente Accessibili (è questo lo scioglimento dell’acronimo C.A.M.I.L.L.A.) cerca di rispondere a questo bisogno.

Come mai avete esteso l’invito ad altre case editrici e come si strutturerà la collaborazione di soggetti diversi sulla medesima collana?

La collana nasce proprio con l’intento di rendere disponibili nella versione in simboli albi di successo, già esistenti sul mercato e molto apprezzati dai piccoli lettori: è il caso per esempio di Che rabbia! di Mireille D’Allancé (Babalibri), che sarà il primo libro di Camilla ad arrivare in libreria il prossimo 29 settembre. Tutti gli albi nella versione Camilla saranno identici agli originali per formato, numero di pagine, materiali e persino prezzo di copertina; l’unica differenza sarà la presenza del testo in simboli della comunicazione aumentativa e alternativa, che utilizzerà la collezione di simboli WLS (Widgit Literacy Symbols), attualmente una delle più usate. Uno degli aspetti più belli di questo progetto è rappresentato dall’entusiasmo con cui tutti gli editori hanno aderito e partecipato ai primi incontri di presentazione della collana, a partire dal debutto alla Bologna Children’s Book Fair. Sotto l’aspetto pratico, uovonero si occuperà direttamente della realizzazione delle versioni Camilla, in collaborazione con le case editrici e con Auxilia, che ha adattato e distribuisce i simboli WLS sul territorio italiano. Trattandosi a tutti gli effetti di una collana di uovonero, che ne ha acquisito i diritti per la traduzione in simboli, i libri verranno promossi e distribuiti in libreria dagli stessi soggetti che promuovono e distribuiscono il resto del nostro catalogo, cioè rispettivamente Emmepromozione e Messaggerie Libri.

Prevede che “I libri di Camilla” avranno anche un ritorno economico, vista la nicchia di lettori cui si rivolgono?

Lo spero, anzi, oserei direi che devono averlo. Per un piccolo editore come uovonero questo progetto rappresenta un grosso investimento di risorse e un suo eventuale fallimento potrebbe compromettere la vita stessa della casa editrice. Il ritorno economico ci deve essere soprattutto per permettere al progetto di proseguire e di portare in breve tempo molti altri albi di qualità nella versione in simboli a chi li vuole utilizzare. Vorrei anche approfittare per smontare il cliché della “nicchia” in cui vengono spesso collocati libri come questi: basti pensare che sono rivolti a tutti i bambini che ancora non hanno sviluppato le competenze necessarie per leggere autonomamente un testo verbale, categoria in cui ritroviamo quasi tutti i bambini dai tre ai cinque anni, i bambini anche più grandicelli con difficoltà di lettura e i bambini di madre lingua diversa dall’italiano (che, anche quando sanno già leggere, spesso lo fanno usando un alfabeto o un sistema di scrittura diverso dall’alfabeto latino). Il successo commerciale della collana “pesci parlanti”, d’altra parte, ne è la dimostrazione e mi auguro che si possa estendere a questa nuova collana.

A proposito di denari: che bilancio fate della vostra attività dalla fondazione a oggi?

Il bilancio non può che essere positivo. Nonostante il periodo generalmente sfavorevole e le perplessità di molti a cui ci eravamo rivolti prima di iniziare, dubbiosi sulle capacità di ricezione di libri come i nostri da parte del mercato, abbiamo un percorso in crescita costante. Come molti altri, abbiamo cominciato lavorando gratis da casa, nelle nostre cucine: ora abbiamo una redazione, uno stipendio e un bilancio in attivo: cosa potremmo chiedere di più?

Qual è stata la vostra soddisfazione più grande fin qui?

Difficile dirlo. Ci sono stati i premi, numerosi e prestigiosi, i contratti che non avremmo mai pensato di riuscire a concludere, gli articoli e le recensioni, molti eventi e incontri emozionanti. Però, senza retorica, la cosa che ci riempie di soddisfazione più di ogni altra è quando riceviamo un messaggio, una telefonata, un’e-mail da un lettore entusiasta, che dimostra di aver compreso a fondo e apprezzato il senso di quello che facciamo. Ne abbiamo conservate molte, ma ne riporto una tra le più recenti che in particolare ci ha emozionato:

«Salve, sono un’insegnante di sostegno di scuola dell’infanzia e da quando ho scoperto i vostri meravigliosi libri (dei pesci parlanti) non posso più farne a meno! È da tanto che volevo scrivervi queste righe, e finalmente oggi ci riesco. Le cose importanti non si possono rimandare per sempre. Voglio che sappiate che questi libri sono e sono stati per me e i miei bambini con disabilità (e non) dei preziosi tramiti per ridere, comunicare, condividere e sognare».

Nella vostra produzione, un posto di spicco è occupato dai libri di Siobhan Dowd, che però al tempo stesso si discosta dai titoli più fortemente “connotati” del catalogo di uovonero. Come mai avete deciso di pubblicarla?

Non mi piace l’espressione “editoria di progetto”, che mi fa sempre pensare a un editore che pubblica solo libri sulla pesca della trota, o sulle storie di goblin. Libri senza dubbio preziosi per la nicchia di appassionati del soggetto, ma (tranne rari casi, ovviamente) non precisamente classificabili come “letteratura”. Quando invece ci si addentra nel territorio della narrativa o dell’albo illustrato, i confini tematici sono molto più incerti e spesso lasciano spazio a proficue contaminazioni. Mi piace pensare al nostro piano editoriale come a una teoria scientifica nell’accezione di Imre Lakatos: esiste un “nucleo duro”, fatto di temi che ci sono propri, e senza i quali uovonero non avrebbe senso di esistere, e una “cintura protettiva” nella quale si collocano libri che riteniamo importanti e che, pur non trattando direttamente di neurodiversità o di altri dei nostri argomenti principali, sentiamo particolarmente affini a noi. Nel caso di Siobhan Dowd, l’avvicinamento è avvenuto a causa di un titolo straordinario come Il mistero del London Eye, che si direbbe quasi scritto apposta per noi, tanto si colloca perfettamente nel nucleo duro del nostro catalogo: all’interno di un intreccio narrativo mozzafiato, nel tentativo di risolvere una scomparsa inspiegabile, conosciamo il personaggio di Ted, dodicenne con la sindrome di Asperger, che entra nel cuore fin dalla prima pagina e che ci racconta molto di sé e del suo modo di stare nel mondo. Purtroppo non può essere così, visto che il libro è stato pubblicato quattro anni prima della nascita di uovonero, ma a volte penso che quel libro, che ha vinto il Premio Andersen 2012, fosse in qualche modo destinato a trovare una casa editrice come la nostra. E per un editore incontrare un talento come quello di Siobhan Dowd, purtroppo scomparsa prematuramente e all’epoca ancora quasi sconosciuta in Italia, è sempre una grande emozione, al punto di ritenere quasi un dovere morale quello di pubblicare tutte le sue opere. Non dimentichiamo, peraltro, che anche lei si è battuta fino alla fine per estendere il diritto alla lettura ai ragazzi, nel suo caso in quelli che vivono in aree disagiate, creando la Siobhan Dowd Trust, la fondazione attiva nella promozione della lettura finanziata con i diritti d’autore derivanti dalle vendite dei suoi libri.

A quali novità state lavorando?

Oltre ai libri di Camilla, continueremo con la pubblicazione di albi illustrati e di libri di narrativa, fra cui le avventure di Hank Zipzer il Superdisastro, l’alter ego dislessico di Henry “Fonzie” Winkler, che insieme a Lin Oliver ne è l’autore, di cui in settembre uscirà il decimo titolo. Fra pochissimi giorni invece, il 14 luglio, arriverà in libreria Mio fratello è un Custode, primo libro di una trilogia intitolata “La Lega degli Autodafé” della francese Marine Carteron. La data non è scelta a caso, per un romanzo molto avventuroso e “rivoluzionario” che racconta l’eterna lotta fra chi vuole tenere l’umanità nelle tenebre dell’ignoranza per poterla governare meglio (la Lega, per l’appunto) e i difensori della cultura e del sapere che rendono liberi (la Confraternita). I protagonisti sono Auguste, 14 anni, e la sorellina autistica Césarine, 7 anni, che alla morte del padre bibliotecario scoprono che non si è trattato di un incidente e di essere coinvolti a loro insaputa in una guerra millenaria che risale alla fondazione della Biblioteca di Alessandria e che forse sta per arrivare a una svolta decisiva.

Negli ultimi anni è aumentato l’interesse degli editori (“mainstream” compresi) per il tema della disabilità: maggiore attenzione o “moda” editoriale anche sulla scia del successo di Wonder?

Entrambe le cose, credo. Da un lato, oggi la disabilità rappresenta molto meno un tabù che in passato e sicuramente si è diffusa una maggiore sensibilità nei suoi riguardi; anche se la società nel complesso è ancora poco preparata e attrezzata per ricevere i disabili, cose come la crescente popolarità degli sport paralimpici, la diffusione delle “cene al buio”, tanto per fare alcuni esempi, portano con sempre maggiore frequenza l’esperienza della disabilità nella vita quotidiana di molte persone e contribuiscono a renderla più familiare. Questo fa sì che non solo gli editori, ma anche gli autori si dedichino a questo tema più spesso e con una maggiore qualità, rendendone così più facile la pubblicazione. D’altro canto, però, esibire in catalogo uno o più titoli che parlano di disabilità sembra divenuto quasi un dovere, un atto politicamente corretto che potrebbe anche avere un buon successo di vendite, quindi perché no?

Come vedete il futuro di uovonero?

Tra continuità e innovazione, con progetti sempre nuovi e coerenti con la nostra linea editoriale. In una parola: vivace.

Davide Musso

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Creare libri speciali per dare a tutti i bambini, compresi quelli che hanno difficoltà di lettura di vario genere, il piacere di leggere e di condividere gli stessi libri.

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