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La casa abbandonata. Recensione di Thornhill su Andersen

Novembre 2017 - Andersen 347

Le narrazioni in assoluto più difficili da dimenticare sono quelle che ci fanno paura. E che lasciano in sospeso qualcosa di inquietante e angosciante, appeso sopra le nostre teste e dentro i nostri incubi. Libri, film, immagini: chiunque potrebbe elencare una triade di ciò che durante l'infanzia ha - piacevolmente, per carità - traumatizzato il suo immaginario. Ecco, Thornhill si candida a conquistare con le sue atmosfere inquietanti i lettori più avvezzi ai racconti di paura, quelli che amano i temporali improvvisi e i rumori nel silenzio di una vecchia casa (stregata?), senza dimenticare il fascino ancestrale delle maledizioni. Pam Smy - memore della lezione di Brian Selznick di Hugo Cabret e La stanza delle meraviglie - racconta due storie parallele: una, ambientata nel 1982, è raccontata attraverso le pagine di diario di un'adolescente, Mary, che vive nell'orfanotrofio di Thornhill, chiusa nel suo mondo e nella sua stanza; l'altra - solo per immagini - ci fa conoscere Ella, che nel 2017 abita proprio di fronte alla vecchia casa, ormai abbandonata. Ad alternarsi è il racconto di due solitudini; intorno a Ella scopriamo progressivamente della scomparsa della madre e dell'assenza costante del padre, mentre l'angoscia di Mary vive nelle sue parole, con cui racconta gli atti di bullismo che è costretta a subire giorno dopo giorno. La uda aguzzina è un'altra ospite d Thornhill, un surrogato di cattiveria e crudeltà che passa inosservato agli occhi degli adulti che dovrebbero vigilare. D'altronde, anche chi provava ad aiutare Mary si trova di fronte a un muro di silenzio, assolutamente impenetrabile, eretto dalla stessa ragazzina, convinta che nessuno possa darle sostegno. Le due storie procedono incalzanti, intrecciandosi e facendoci sospirare a un punto d'incontro finale che non è lecito svelare. Nel dialogo tra i due linguaggi il testo è forse la parte più efficace, ma, al contempo, le illustrazion permeano la storia di atmosfera, regalando macabri ritratti delle bambole costruite nel passato da Mary, ormai ricoperte di polvere e di mistero.
Di certo la suggestione della storia, unita alla compattezza del volume candida Thornhill come un romanzo ideale da proporre anche ad un lettore poco avvezzo alle narrazioni corpose, con conseguente naturale soddisfazione per la quantità di pagine lette senza fatica. Enigmatico e inquietante, apre inoltre al dibatto sul finale.

di Martina Russo

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