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Recensione di A piede libero su Luuk Magazine

Luuk Magazine - 27 agosto 2017

A piede libero di Mirco Zilio e con le illustrazioni di Giacomo Agnello Modica da Uovonero editore è un albo particolare, una storia atipica di autoaffermazione, di unicità. Un albo illustrato per bambini e bambine con un piede – appunto – sulla soglia di un grande cambiamento, che volerlo solo fisico sarebbe di molto riduttivo e non corrispondente alla realtà. E qui di realtà, in questo racconto dall’ impossibile, ce n’è molta.

Il primo elemento di atipicità risiede nel soggetto, protagonista assoluto della storia: i piedi, e in modo particolare un piede, il sinistro. Certo un bizzarro personaggio a cui dedicare un albo illustrato!Già dalla cover, dove una composizione a dir poco dadaista vuole un piede spaiato, in lattughe cinquecentesche, dominare la scena da una pesante e dorata cornice – l’ unico, solo, eletto a ritratto – la narrazione ha sicuramente del particolare.

Gli altri accanto, in questa galleria d’arte da collezione privata, son piedi appaiati, come solitamente si è abituati a vederli, siano essi di papero, in piscina, di ballerina classica o di orango. L’abito qui non conta, sempre piedi e sempre insieme. Li si vuole assieme, rispondenti alla convenzione di un passo dopo l’altro in perfetta armonia di intenti e di strada, sempre perfettamente coordinati.

Sebbene si sappia che non sempre è così, ci sono piedi che incespicano spesso, piedi che non sanno mai con quale sia meglio partire, piedi ambidestri o decisamente sinistri, piedi dove uno è più irrequieto dell’altro. Ma di vero c’è che anche questi piedi che un’iniziativa l’hanno presa restano per sempre in coppia. Come gemelli siamesi. Questa è la storia di un piede sinistro troppo veloce e di un destro troppo tranquillo e pantofolaio, e di come il sinistro un giorno decise di lasciare il suo destro. Per sempre o quasi.Decidere che si fa da sé, che si prova a cambiare strada, come succede già dai risguardi di questo albo, implica un’autodeterminazione e un’affermazione del sé non sempre spontanea sebbene anelata. Andar da soli e non sorretti, distinguersi per capacità e volontà soprattutto, corrisponde in un determinato punto del cammino a quando si è abbandonata la mano dell’adulto al quale si stava aggrappati, o a quella prima volta in bicicletta senza rotelle. A un distacco. Ed è così che un giorno, Piede Sinistro non aspettò Piede Destro e improvvisamente si sentì libero.

Libero di andare per strade conosciute e non, scoprire tanti piedi differenti, libero di andare lontano, scalare montagne, attraversare deserti, salire, scendere, nuotare o continuare a camminare, scoprire e incontrare, avere nostalgia e tornare contemplando possibilità differenti e scegliere anche la diversità o una strada non sempre semplice ma pur sempre la propria strada.E mentre il testo racconta quasi sottovoce, Giacomo Agnello Modica illustra, fuoco fisso, in primo piano, aggiungendo ciò che il testo racconta sfiorando.

Sottolinea i tanti piedi ponendo gli occhi rasoterra. Piedi vestiti in fogge diverse, impronte, piedi maschili e femminili, zampe piccole o enormi, ungolate o pelose, piedini di bimbo e code di pesce. In coppia e simili, da soli ma anche a otto se di piedi di ragno trattasi. Piedi multietnici. Suole. Sino a che di piede in piede, di tacco in suola, di stringhe slacciate in stringhe slacciate e di tempo da far passare, due piedi sinistri si incontrano e nella prima difficoltà di camminare con lo stesso passo intralciandosi, entrambi sempre a sinistra, ingaggiano una danza in tondo – primo passo verso un nuovo sincronismo, altre possibilità – che li porta, scarpe diverse, a vivere insieme, passando il tempo sul divano, a farsi solletico sotto il piede.

Piedi nudi. Piedi diversi.

Marina Petruzio

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