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Recensione di La bambina che andava a pile su Radio Svizzera

Librintasca, Radio Svizzera - 25 maggio 2018

Si parla molto di lettura ad alta voce, di piacere dell'ascolto, recentemente c'è stata anche la prima Giornata Svizzera della lettura ad alta voce.

Ecco, mi piace, apparentemente in controtendenza, ma forse anzi proprio come riflessione il più possibile profonda su cosa sia l'ascolto, proporvi un bel libro che parla di sordità. È un albo illustrato, è uscito dalle edizioni Uovonero, si intitola La bambina che andava a pile. L'allusione è alla protesi acustica: ho una vita fatta di fili ed elettronica e l'altra di eterno silenzio. E nessuna è interamente mia. Così dice la bambina protagonista, in queste pagine, scritte in prima persona, dal punto di vista suo, di bambina sorda. Ma sorda è una parola che non può contenere l'identità ricca di una persona, non può certo etichettarla. Lei è Monic, e Monic in una delle splendide illustrazioni è raffigurata mentre cammina tenendo in mano un mazzo di palloncini che si librano leggeri accompagnandola. Su ognuno c'è una parola che parla di lei: amica, sorella, figlia, artista, tutor, compagna eccetera...e il palloncino che sfugge, quello che vola via... è il palloncino con la parola sorda. Monic è tante altre cose, come ognuno di noi. Anche artista, abbiamo sentito. Sì perché questa è una storia che la giovane autrice, Monica Taini, nata a Brescia nel 1992, conosce bene. Monica Taini, che ha una diagnosi di sordità profonda, ha studiato Grafica d'arte e incisione all'Accademia di Belle Arti di Venezia. Le sue immagini sono molto belle, molto intense, e con un tratto che comunica con immediatezza anche a bambini piccoli. In bianco e nero, sembrano xilografie, si accompagnano a un testo sobrio ed essenziale che si staglia in caratteri azzurri. Parole sobrie e tuttavia densamente espressive. Monic ha due voci, mani e bocca, proprio come la sua alter ego autrice, cresciuta bilingue con italiano e lingua dei segni. Un libro che ci racconta emozioni e sensazioni di una bambina che non è udente ma che sa praticare molto bene l'ascolto profondo dell'altro.

Alla fine c'è un glossario di cultura sorda, definito dall'autrice semiserio e strettamente confidenziale. E qui, oltre alle informazioni puntuali e preziose, che arricchiranno i lettori, soprattutto quelli udenti, domina un tono leggero e umoristico: dalla b di batterie - piccole pile che permettono alla protesi di funzionare. Quando ti servono non le trovi mai; alla i di integrazione, tanto per fare un altro esempio - è quando non ti ricordi che il tuo amico usa le protesi e gli urli ma sei sordo e lui ti risponde sì e poi vi mettete a ridere tutti e due, fino alla u di udente- è una persona che sente perfettamente i suoni con le orecchie. Però esistono udenti che non sanno ascoltare gli altri e che sono i veri sordi, con la loro incapacità di sentire la musica del cuore.

di Letizia Bolzani

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