Il Corriere della sera - 13 agosto 2019
Carley è seduta sull’auto che la sta portando via dall’ospedale dove sua madre giace in stato di semi incoscienza. A ridurla così è stato il patrigno che, prima di accanirsi sulla moglie, ha pensato bene di riempire di botte pure la figliastra. «Sei una ragazza fortunata», le dice l’assistente sociale che la sta portando dalla sua nuova famiglia, i Murphy: madre insegnante, padre pompiere, tre ragazzini in scala. «Mi sta prendendo in giro?», risponde lei. No, non la sta prendendo in giro. Perché l’incontro con la signora Murphy – che ha in comune con lei un segreto – cambierà definitivamente l’orizzonte di Carley, ridandole quella fiducia in se stessa che è il dono più grande che si possa chiedere a un genitore. «Una per i Murphy» (di Lynda Mullaly Hunt, scrittrice americana per ragazzi pluripremiata, Uovonero, 2018) è un libro consigliato ai giovani ma anche agli adulti. Perché - parafrasando Tolstoj – mostra che non tutte le famiglie sono felici (il caso Bibbiano non può e non deve oscurare le statistiche che parlano di 9,5 maltrattamenti ogni mille minori). Ma anche che la felicità non basta se non siamo riusciti a coltivare nei nostri figli quella che gli americani chiamano la resilienza, la capacità di reagire alle avversità. E ad aiutarli, come già diceva Maria Montessori, a fare da soli.
di Gianni Fregonara e Orsola Riva