Corriere della Sera, domenica 22 gennaio 2012
Ted conta anche i cereali che mangia a colazione. E la notte, per dormire, ascolta il bollettino dei naviganti. Ha la fissa dei numeri e del tempo. Quello meteorologico, ma anche quello segnato dalla sveglia, di cui teme il ticchettio e che nasconde tappandosi le orecchie. Ted inclina la testa quando pensa forte e sfarfalla le mani quando si agita. Non capisce battute e frasi fatte, né comprende il linguaggio del corpo. Veste solo la divisa della scuola. Non sa mentire.
Ted è un bambino autistico. Vive a Londra con madre, padre e una sorella maggiore. Il caso – la scomparsa del cugino salito e mai ridisceso dalla grande ruota del London Eye – lo trasforma in uno straordinario quanto inconsapevole detective. La sua «anormalità» diventa forza, la sua «diversità» chiave per scardinare le logiche comuni.
Diverte, appassiona, trascina ma soprattutto fa pensare – alternando ritmo e pause, prosa e poesia – questo piccolo gioiello di Siobhan Dowd, scrittrice inglese morta 47enne nel 2007, proposto in Italia da uovonero (Il mistero del London Eye, pp. 250, € 14), con prefazione di Simonetta Agnello Hornby e traduzione di Sante Bandirali. Un libro per i ragazzi che crescono, anche imparando a dire bugie, e per gli adulti che non vogliono smettere di farlo.
Marco Ostoni