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Un fitto mistero tra Conan Doyle e Poe: un’altra sorpresa tra le pagine di Uovonero

Il Cittadino, mercoledì 21 dicembre 2011

di Silvia Canevara

 

Il Cittadino, mercoledì 21 dicembre 2011

 

Se il cervello è un computer, quel­lo di Ted gira con un sistema opera­tivo diverso, lento a comprendere i doppi sensi del linguaggio comune ma velocissimo a scoprire quelli na­scosti sotto l’apparenza delle cose. I medici dicono che si tratta di auti­smo ma per i genitori e la sorella Kat, Ted è semplicemente un ragaz­zino londinese ossessionato dalla meteorologia, che non sa mentire e che quando non sa cosa fare piega la testa e sfarfalla le mani. Proprio il tipo giusto per risolvere Il mistero del London Eye, titolo dell’ultimo ro­manzo pubblicato dalle edizioni Uo­vonero, scritto dalla scrittrice di origini irlandesi Siobhan Dowd. È lo stesso Ted, dalla quarta di coper­tina, a inquadrare a grandi linee la trama del libro: «Io e mia sorella Kat abbiamo portato nostro cugino Salim al London Eye, la grande ruo­ta panoramica di Londra, perché non c’era mai stato. Lunedì 24 mag­gio alle 11.32 lo abbiamo visto salire. Lunedì 24 maggio alle 12.02 la sua capsula ha finito il giro, le porte si sono aperte e tutte le persone sono uscite. Tranne Salim, che si è volati­lizzato». Un mistero apparentemen­te senza soluzione, che strizza l’oc­chio agli «enigmi della camera chiu­sa» tanto cari a Poe e Conan Doyle. Ma qui il morto non c’è e il finale è lieto, come si addice a un libro per ragazzi capace però di appassionare anche i lettori più smaliziati. Lo sti­le della Dowd è asciutto e brillante, il ritmo avvincente, i personaggi credibili e ben caratterizzati. A co­minciare da Ted, geniale e strava­ gante come tutti i detective di razza, confinato nella ristretta cerchia dei “diversi” da una società - quella bri­tannica del nuovo millennio - restia ad accettare il fatto che proprio la diversità sia uno dei suoi tratti più caratteristici. Anche Salim, figlio di un’inglese e di un medico indiano, è un “diverso”, così come lo è Kat, che si dipinge le unghie d’argento e ha la stessa forza distruttrice dell’ura­gano di cui porta il nome. La loro è una «diversità normale», che per­mette all’autrice di riflettere su te­mi importanti come l’amicizia e il multiculturalismo, senza mai cede­ re a facili moralismi. È davvero un peccato che questa scrittrice che ha fatto della libertà di scrittura la pro­pria missione letteraria e politica (per vent’anni si è battuta per la di­fesa degli scrittori minacciati e in­carcerati in ogni parte del mondo) non potrà dare alle stampe altri ca­polavori: nel 2007, all’età di 47 anni, Siobhan Dowd ha perso la sua batta­glia contro il cancro. Da allora, tutti i diritti d’autore delle sua opere (compreso Il mistero del London Eye) sono destinati alla Siobhan Dowd Trust, una fondazione di be­neficenza da lei creata per migliora­re le possibilità di accesso alla lettu­ra da parte dei ragazzi che vivono in aree socialmente disagiate.

 

Silvia Canevara

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