Associazione italiana del libro, mercoledì 22 ottobre 2014
Siobhan Dowd, Crystal della strada, Uovonero edizioni, 2014 L’autrice di origine irlandese si è impegnata durante la sua breve vita a difendere i diritti umani, quando ha iniziato a dedicarsi alla scrittura per giovani adolescenti ha impregnato le sue storie di personaggi con problematiche socioculturali inserite in contesti problematici. Non sono letture facili, distensive e allegre ma piacciono molto ai suoi lettori, come mai? Innanzitutto lo stile narrativo: asciutto e sicuro, chiaro e lineare permette di capire le dinamiche e cogliere le atmosfere; poi i dialoghi spesso improntati al linguaggio corrente, senza fronzoli, rispecchiano la realtà condivisa dai lettori. I temi delle storie smuovono le emozioni profonde, fanno vivere le scelte e i dubbi con l’intensità giovanile. In questo romanzo la scrittrice sceglie di parlare dei ragazzi che sono in custodia presso istituti o case famiglia, di famiglie che li prendono in affido e del conflitto o dell’armonia che deriva da queste relazioni. I sentimenti alterni, la rottura di equilibri, la ricerca di serenità costituiscono il sostrato su cui cresce la vicenda di Holly Hogan, una tredicenne affidata a Ray e Fiona. Come ti può trasformare una parrucca? Solo esteticamente o anche psicologicamente? La parrucca bionda che Holly scopre in un cassetto di Fiona genera un desiderio di una nuova personalità, lo scatenamento di un’identità che la possa gratificare. La tredicenne è stata data in affidamento a varie famiglie dopo che la madre l’ha abbandonata per una vita di espedienti assieme ad un farabutto, la bambina però non lo ricorda e ritiene di dover tornare in Irlanda per rintracciarla, ricostituire il nucleo familiare e affettivo, ricominciare una vita serena. Durante la sua fuga con la parrucca e la sua nuova identità alias Crystal, la sua audacia le fa accettare passaggi da un camionista, dormire nelle stazioni, mangiare a scrocco, rubare un vestito e altri piccoli stratagemmi per arrivare alla meta. Con molta sofferenza lì scoprirà la vera motivazione dell’abbandono materno e avrà la forza di accettare un percorso di recupero con una professionista. La vicenda non termina con il lieto fine che il lettore attende con tensione emotiva, non finisce con proclami contro i genitori e le istituzioni, non sentenzia né conforta. La scelta dell’autrice è di far soffrire la protagonista e il lettore, forse in numero maggiore lettrici, nella convinzione che la formazione passa attraverso delle cadute e delle risalite. La lezione è dura e può far discutere ma in questa dose, anche la sofferenza può essere sopportata da un minorenne che lotta per crescere e sapersi difendere nella vita. Genere: romanzo. Età: da 13 anni.
di Claudia Camicia
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